Professione

Commercialisti verso l’accesso al concorso

Validità dell’esame in economia solo nella fase di avvio del nuovo giudice

di Ivan Cimmarusti

Il rischio che la “nuova” giurisdizione tributaria parta con un deficit di magistrati è concreto. I tagli previsti per i pensionamenti a 70 anni, al posto degli attuali 75 disciplinati dalla normativa del 1992, rischiano di rallentare il normale funzionamento del contenzioso. Il tema è bollente, tanto che le commissioni congiunte Finanze e Giustizia del Senato ne hanno parlato in una riunione preliminare con i ministri Marta Cartabia e Daniele Franco. Tra le ipotesi che al momento non sono scartate, c’è anche di estendere ai laureati in Economia la possibilità di accedere al concorso per giudice professionale, ma solo nella prima fase, per attuare senza troppe complicazioni la riforma.

Il dibattito politico sul riassetto ordinamentale del contenzioso entra nel vivo. Il 28 giugno scorso le commissioni hanno esaminato il Ddl governativo, individuando una serie di criticità da correggere entro il 13 luglio, termine per la presentazione dei correttivi (si veda l’articolo in alto). Un impulso è giunto anche dal ciclo di audizioni, a partire da quella dei commercialisti che da tempo chiedono di far ricomprendere nella giurisdizione anche i laureati in Economia. Secondo il ragionamento di Elbano de Nuccio, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili (Cndcec), la scelta di limitare ai laureati in giurisprudenza l’accesso al concorso, appare disallineata rispetto agli obiettivi di questo restyling: le materie fiscali, di contabilità aziendale e di bilancio, che rappresentano la base del giudizio tributario, sono al centro degli studi in Economia. «Come è agevole constatare – ha detto de Nuccio con una missiva ai ministri, inviata anche alle commissioni Finanze e Giustizia del Senato, presiedute, rispettivamente, da Luciano D’Alfonso e Mario Perantoni – si tratta della qualità totalità delle materie oggetto delle prove di esame del concorso per la nomina a magistrato tributario, il che evidenzia che i soggetti che hanno conseguito i predetti diploma di laurea hanno piena legittimazione a rientrare nel novero dei soggetti ammessi al predetto concorso». Per questo, ha chiesto di «rimuovere l’ingiustificata disparità di trattamento» rispetto ai laureati in Giurisprudenza.

La posizione è stata ritenuta condivisibile, ma solo in parte. Secondo le ipotesi, l’accesso al concorso previsto dal Ddl, almeno in fase di prima attuazione, dovrebbe contemplare, come regola di accesso, anche la laurea in Economia e non solo quella in Giurisprudenza. Il ragionamento che si fa alle commissioni riunite è che l’esclusione dal concorso per i laureati in materie economiche appare incoerente con un patrocinio in giudizio “ampio” che resta immutato. Non solo, perché la limitazione entra in contrasto anche con un altro principio del Ddl di riforma, quello previsto dall’articolo 1, comma 3, che consente agli attuali giudici “onorari” (iscritti al ruolo unico alla data del 1° gennaio 2022) con laurea in Economia di accedere ai primi tre concorsi. Per questo si vuole consentire nella prima fase si vuole consentire un accesso ampio.

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