Imposte

Superbonus, dominano i general contractor

Fietta (Fondazione Inarcassa): «Proroga lunga e interventi sui materiali»

di Giuseppe Latour

Prorogare la misura per un periodo congruo di tempo, ma non solo. Bisogna anche pensare a strumenti che consentano di allentare la tensione sui prezzi dei materiali. E dare maggiori garanzie di accesso al mercato per i piccoli professionisti, schiacciati dalla pressione dei general contractor. Sono queste le priorità in materia di superbonus, secondo Franco Fietta, presidente della Fondazione Inarcassa.

«Il superbonus - spiega Fietta - ha aiutato tantissimo l’edilizia e, ovviamente, architetti e ingegneri, ma ci sono alcuni passaggi da considerare». Un primo momento di svolta «è stato quello della cessione del credito e dello sconto in fattura». Soprattutto, però, «è stato decisivo il passaggio della Cilas, con la previsione di non dover più attestare la regolarità urbanistica. Questo ha scatenato una corsa molto consistente all’utilizzo di questo bonus». La fiammata che è seguita all’attivazione della Cilas, però, «ha comportato una crescita dei prezzi e un’indisponibilità di materiali e imprese».

In settimane nelle quali il governo sta pensando a come ritoccare queste norme, è essenziale confrontarsi con questi problemi e trovare il modo di correggere le anomalie. «Proprio l’assenza di programmazione - continua Fietta - ha creato dei picchi di domanda che hanno creato tensione sul mercato. Serve, allora, una proroga che consenta una programmazione maggiore, con un arco temporale più lungo e che, allo stesso tempo, intervenga su alcune problematiche evidenziate dalla pratica di questi mesi».

In concreto, dove si potrebbe intervenire? «Si potrebbe partire dalla produzione dei materiali. Penso ai ponteggi certificati: andrebbero riviste le norme, accelerandone le modalità di produzione e certificazione. Allo stesso modo, andrebbe fatta un’analisi puntuale della situazione di tutti i materiali, per rivederne i tetti di spesa».

Senza dimenticare le questioni più direttamente legate al lavoro quotidiano dei professionisti. «Per architetti e ingegneri - continua Fietta - l’impatto del 110% è stato significativo, ci sono alcuni indicatori che ci dicono che c’è stato un recupero nei redditi a seguito di questo intervento, però ci sono stati anche effetti perversi».

Il riferimento è ai general contractor «che si sono accaparrati lavori in larga scala, subappaltando la parte progettuale ai piccoli professionisti, così c’è stato un effetto sfruttamento. Questo aspetto ci preoccupa molto: alcune cose sono state già fatte, ma servirà ulteriore attenzione al maggiore coinvolgimento dei piccoli professionisti».

Infine, Fietta allarga lo sguardo e pensa alle norme in materia di edilizia: anche su quel fronte bisognerebbe lavorare. «La Cilas ha messo una toppa ma non ha risolto il problema delle piccole difformità nel nostro patrimonio edilizio. Su questo andrà trovata una soluzione. La doppia conformità sta bloccando il mercato. Bisognerà superarla, senza fare condoni ma trovando soluzioni che aiutino il settore».

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