Il CommentoAdempimenti

Pace fiscale, rimettere nei termini conviene a Erario e contribuenti

di Giuseppe Morina e Tonino Morina

Contribuenti alla cassa per pagare la rata della rottamazione ter in scadenza ordinaria lunedì 28 febbraio, che, però, beneficia di un doppio differimento. Il primo riguarda la “tolleranza” di cinque giorni prevista per i versamenti, con l’allungamento della scadenza del 28 febbraio al 5 marzo. Il secondo riguarda la scadenza del 5 marzo che, essendo sabato, slitta a lunedì 7.

Possono mantenere i benefici della rottamazione-ter, i contribuenti che hanno effettuato entro il 14 dicembre 2021 (termine previsto dal decreto legge 146/2021, convertito nella legge 215/2021) il versamento delle rate dovute per il 2020 e il 2021, e che eseguiranno i pagamenti nel rispetto delle scadenze.

Si ricorda che si decade dalla definizione agevolata se non si pagano interamente e tempestivamente le rate previste. In caso di mancato, o di insufficiente o tardivo versamento dell’unica rata, o di una rata di quelle in cui è stato dilazionato il pagamento delle somme, la definizione non produce effetti e riprendono a decorrere i termini di prescrizione e decadenza per il recupero dei carichi oggetto della definizione. In questo caso, i versamenti effettuati sono acquisiti a titolo di acconto dell’importo complessivamente dovuto a seguito dell’affidamento del carico e non determinano l’estinzione del debito residuo, di cui l’agente della riscossione prosegue l’attività di recupero.

Al riguardo, è stato segnalato che, per la rottamazione e per il saldo e stralcio, su 1,25 milioni di contribuenti ancora in corsa all’inizio della pandemia nel 2020, alla fine del 2021, sono rimasti in regola con i pagamenti appena il 57% (718mila). Questo significa che il 43% dei debitori (cioè circa 532mila contribuenti) è decaduto dalle due sanatorie e, in base alle norme, dovrebbero versare il debito residuo in maniera integrale con l’aggiunta di sanzioni e interessi che contribuiranno a rendere il conto ancora più salato. Per i conti pubblici, significa che circa 2,45 miliardi non potranno più essere incassati attraverso le due definizioni agevolate e bisognerà rimettere in moto il canale “ordinario” della riscossione. I contribuenti che non hanno rispettato le scadenze per pagare le rate della rottamazione ter e del saldo e stralcio, magari per mancanza di soldi, difficilmente potranno pagare il debito originario, al netto dei pagamenti fatti, debito “resuscitato”, con l’aggiunta di interessi, sanzioni e spese. In questo senso, è auspicabile una rimessione in termine, che possa salvare la rottamazione ter e il saldo e stralcio, con benefici per i contribuenti e per le casse dell’erario.