Professione

Professionisti, consulenze pubbliche gratuite ma senza abusi

Il Consiglio di Stato censura l’avviso del Mef per assenza di determinatezza

di Giovanni Negri

Il Consiglio di Stato detta le condizioni per l’affidamento di consulenze gratuite ai professionisti. E lo fa accogliendo, con la sentenza n. 7442 depositata il 9 novembre, l’appello presentato dagli Ordini forensi di Roma e Napoli contro la pronuncia del Tar Lazio del 2019 che aveva considerato legittimo l’avviso pubblico del Mef per la ricerca di consulenti a titolo gratuito su una serie di materie giuridiche.

Rispetto alle contestazioni sulla gratuità dell’incarico, il Consiglio di Stato osserva, tra l’altro, che «nell’ordinamento non è rinvenibile alcuna disposizione che vieta, impedisce o altrimenti ostacola l'individuo nella facoltà (essa sì espressione dei diritti di libertà costituzionalmente garantiti) di compiere scelte libere in ordine all’an, al quomodo e al quando di impiegare le proprie energie lavorative (materiali o intellettuali) in assenza di una controprestazione, un corrispettivo o una retribuzione anche latamente intesa».

Nel caso esaminato, sottolinea ancora la sentenza, il professionista può trovare una gratificazione certa e soddisfazione personale nell’apporto dato alla “cosa pubblica”. Quanto all’equo compenso, nella lettura del Consiglio di Stato, questo sta a significare che se il compenso è previsto questo deve essere equo e non anche che un compenso debba sempre essere previsto.

Dove però l’avviso del Mef cade è per la carenza di determinatezza, indispensabile per assicurare l’imparzialità della pubblica amministrazione, «nella selezione e nella scelta dei professionisti, di modo che in questo “nuovo mercato”delle libere professioni nessuno abbia ad avvantaggiarsi a discapito di altri».

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