Controlli e liti

Riforma delle liti fiscali, Mef e Giustizia nominano una task force

Nomina per due ex della commissione Della Cananea, fautori delle opzioni divergenti sul giudice

di Ivan Cimmarusti

Quasi nove mesi dopo il deposito di un ampio ventaglio di proposte messo a punto dalla commissione interministeriale per la riforma della giustizia tributaria, il Governo torna punto e a capo.

La Guardasigilli Marta Cartabia e il ministro dell’Economia Daniele Franco stanno valutando la nomina di un nuovo gruppo di lavoro ristretto di sei-sette esperti, per scrivere un testo normativo da portare in Consiglio dei ministri e, quindi, in Parlamento. Il punto è che le note divisioni sorte in capo alla commissione interministeriale presieduta da Giacinto della Cananea – tra chi era per lasciare un giudice onorario (“opzione 1”) e chi per un magistrato assunto per concorso (“opzione 2”) – rischiano di ripetersi.

Al Sole24Ore risulta che tra i componenti di questa nuova task force ci sono almeno due ex esponenti della commissione della Cananea, due tra i principali fautori delle opzioni contrapposte sullo status del giudice tributario che hanno infiammato il dibattito. L’incognita di una nuova spaccatura resta e solleva almeno un quesito: perché nei mesi scorsi il Governo non ha fatto una sintesi delle proposte della commissione interministeriale, così da prendere una decisione definitiva su quale assetto dare al ruolo del giudice e alla giustizia tributaria?

È verosimile ipotizzare che rimettendo in campo le due “anime” contrastanti della commissione della Cananea, Mef e Giustizia intendano trovare un punto di raccordo. Anche perché si dovrà riappacificare il “mondo” della giustizia tributaria, innegabilmente lacerato dalla polemica divampata con il deposito della relazione della commissione interministeriale, con le due opzioni divergenti sullo status del giudice. Le posizioni in campo sono diverse: i professionisti, con l’appoggio di gran parte dei partiti politici, chiedono un magistrato di ruolo e per concorso, mentre gli attuali giudici onorari - compreso il Cpgt, l’organo di autogoverno - sono spaccati e non hanno una linea univoca.

L’obiettivo del Governo con la task force, dunque, è di arrivare a un disegno di legge in tempi brevi, forse già entro fine marzo, così da attuare i principi di riforma riportati nel Pnrr. Il punto di partenza dei lavori dovrebbe essere – in linea di principio – la stessa relazione conclusiva della commissione interministeriale. Si dovrà valutare, preliminarmente, cosa fare della sezione tributaria della Cassazione, soffocata da 47.364 pendenze sui complessivi 111.241 fascicoli di tutto il settore Civile. Ma è chiaro che solo un taglio dell’arretrato non avrebbe alcun risultato utile senza una manovra a “tenaglia” che contenga più misure per migliorare il contenzioso fiscale, partendo ovviamente dalla fase di merito. Lo ha detto anche il primo presidente della Cassazione, Pietro Curzio: servono misure «cruciali» perché «una riforma reale della giustizia tributaria è forse l’atto più di ogni altro in grado di incidere sui problemi del giudizio di legittimità».

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