Professione

Ddl per le tariffe ai nastri di partenza

di Alessandro Galimberti

A undici anni dalle liberalizzazioni targate Bersani il fronte del “no” alla soppressione delle tariffe professionali sta per compattarsi nell’iniziativa dell’ex ministro del lavoro Maurizio Sacconi. Massimo Miani, presidente dei commercialisti, ha anticipato ieri al congresso nazionale Unagraco i contenuti del Ddl che «prende atto del fallimento» delle “lenzuolate” del 2006, quantomeno sotto il profilo «della tutela del consumatore nei servizi professionali». Secondo Miani il ripristino delle tariffe a cui punta l’ex ministro del Lavoro è uno dei pilastri sui quali rigenerare una figura professionale messa a dura prova dalla lunghissima crisi del sistema paese.

La remunerazione dell’attività dei professionisti è un tema portante che coinvolge anche il profondo cambiamento delle prestazioni, strette tra adempimenti sempre più stringenti e di fatto “appaltati” dalla Pa e l’evoluzione del modo di “fare impresa” ai tempi dell’industria 4.0. Sul primo fronte, tra le altre criticità, basta ricordare l’ultimo balzello relativo alla trasmissione telematica delle dichiarazioni Iva. Dopo la segnalazione di Miani, secondo cui i professionisti devono dotarsi di un software dedicato per questo singolo adempimento - con costi che possono arrivare a mille euro - ieri il viceministro Enrico Zanetti ha presentato un’interrogazione al Governo sulla scelta di non far utilizzare i sistemi già in uso negli studi professionali per le comunicazioni con l’Agenzia (a partire da Entratel).

Quanto all’evoluzione della professione di commercialista, le tavole rotonde ospitate dal Congresso di Unagraco convergono sulla necessità di recuperare e incentivare la specializzazione e di ampliare le aree della consulenza all’impresa, sondando soprattutto il nuovo terreno delle start-up in cui peraltro il nostro paese denuncia un cronico ritardo rispetto alle altre economie avanzate. Terreno delicato questo, ha detto il presidente Unagraco, Giuseppe Diretto, in cui «un’idea innovativa deve saper diventare azienda e perciò business»; evitando il rischio, ha aggiunto il consigliere nazionale del Cndcec, Alessandro Solidoro, di prestare consulenze complesse - e che richiedono investimenti - a clienti che non è detto siano poi in grado di pagare.

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