Imposte

Le mance, l’evasione e la tassa al 5%

La sostitutiva, anche su somme in contanti, si applicherà ai dipendenti di bar, ristoranti e alberghi

di Dario Aquaro e Cristiano Dell'Oste

Tutti convinti di trovarsi di fronte a un caso come quello dell’imposta sostitutiva sulle lezioni private degli insegnanti o della tassa fissa sulla raccolta occasionale di tartufi. Dopotutto – ci si è chiesti – chi pagherà un’imposta su somme che spesso vengono intascate in contanti dai lavoratori?

La nuova norma, però, ha obiettivi ambiziosi e forse merita più attenzione. Nella relazione illustrativa che il Governo ha inviato al Parlamento si parla di «favorire la ripresa e la crescita del lavoro e del turismo in Italia». Incrementare la produttività, la competitività e la redditività. «Rafforzare l’attrattività delle professioni» del settore Horeca.

L’idea della norma, in arrivo dal 2023, è che il datore di lavoro incassi direttamente le mance – in contanti o con mezzi elettronici – e le riversi poi ai dipendenti trattenendo un’imposta del 5% che sostituisce l’Irpef e le addizionali. La misura sarà limitata agli addetti delle «strutture ricettive» e degli «esercizi di somministrazione di alimenti e bevande» con un reddito di lavoro dipendente non superiore a 50mila euro, e le mance non potranno superare il 25% del reddito. Le somme saranno anche escluse dall’imponibile su cui si calcolano i contributi e il Tfr.

Si capisce allora che questa nuova tassa dovrebbe servire a incrementare le retribuzioni – con una fiscalità di estremo favore – in un settore che l’estate scorsa ha avuto grandi difficoltà a reperire manodopera. Dopotutto, cento euro di aumento si dimezzano o quasi in busta paga; cento euro di mance restano 95. Affinché il meccanismo funzioni, però, è necessario che questi “extra” siano raccolti dal titolare. E che più in generale siano ben regolati, visto che il contratto collettivo di lavoro del settore al momento non li prevede.

Tra i vari obiettivi dichiarati, la misura vuole «favorire l’emersione dell’evasione fiscale» legata all’usanza di allungare una banconota a camerieri, baristi e concierge, «facilitando il pagamento delle mance per il servizio attraverso mezzi di pagamento elettronici al momento del pagamento del conto». E questo andrà probabilmente incontro alle esigenze di chi, compresi i turisti stranieri, è abituato a saldare il conto con carta o bancomat e spesso oggi si vede negata la possibilità di “aggiungere” la mancia al totale.

La novità, però, si applicherà anche alle mance riscosse in contanti dal titolare. Il che – posto che chi vuol dare una somma cash al lavoratore troverà il modo di farlo lo stesso – non pare la soluzione migliore per “facilitare” il pagamento tracciato.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©