Controlli e liti

Via libera del Turismo alla banca dati degli affitti brevi

Il codice attribuito andrà esposto negli annunci web, pena sanzione pecuniaria

di Michela Finizio

Presto locatori di affitti brevi, albergatori e bed & breakfast saranno inseriti in una banca dati della ricettività, al fine di contrastare l’evasione nel settore turistico. Il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha firmato il 29 settembre il decreto che disciplina le modalità con cui nascerà questa piattaforma, «al fine di migliorare la qualità dell’offerta turistica, assicurare la tutela del turista e contrastare forme irregolari di ospitalità, anche ai fini fiscali».

La banca dati era stata prevista dal decreto legge n. 34 del 30 aprile 2019 (decreto Crescita), che risale a due anni e mezzo fa. In base ai commi 4-5 dell’articolo 13-quater del Dl, così come convertiti dalla legge 58/2019, le strutture ricettive e le unità destinate ad affitto breve iscritte verranno identificate secondo un codice alfanumerico, denominato «codice identificativo», da utilizzare in ogni comunicazione inerente all’offerta e alla promozione dei servizi all’utenza.

Quest’ultimo obbligo, relativo all’esposizione del codice negli annunci, riguarda tutti i titolari di strutture ricettive, i soggetti che esercitano intermediazione immobiliare e i portali telematici, pena la sanzione pecuniaria da 500 euro a 5.000 euro. In pratica, anche il locatore privato per poter pubblicare l’annuncio di affitto breve online dovrà possedere il codice identificativo ed essere iscritto alla banca dati. E in caso di reiterazione della violazione la multa verrà maggiorata del doppio, da mille a 10mila euro.

L’introduzione della banca dati, adottata in pieno accordo con le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, intende rendere omogenei i dati delle strutture ricettive su base nazionale. È previsto, infatti, che la banca dati indichi una serie di parametri idonei a individuare la struttura ricettiva: sarà compito di un successivo protocollo d’intesa tra Stato, Regioni e Province autonome specificare in modo omogeneo a livello nazionale questi criteri, definendo delle macro-tipologie della ricettività. Parametri come: la tipologia degli alloggi, l’ubicazione, la capacità ricettiva, gli estremi dei titoli abilitativi richiesti ai fini dello svolgimento dell’attività ricettiva, il soggetto che esercita l’attività (anche in forma di locazione breve) e il codice identificativo regionale, o laddove questo non sia stato adottato, un codice alfanumerico generato dalla banca dati stessa.

Il codice unico rappresenta uno strumento in grado di semplificare l’azione degli operatori oggi alle prese con le differenti normative sul territorio. Il decreto attuativo del ministero del Turismo ha già ottenuto parere favorevole del Garante per la privacy e, una volta pubblicato in Gazzetta dopo l’ok della Corte dei Conti, dovrà essere indetta una procedura pubblica per affidare la realizzazione della piattaforma.

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