Adempimenti

Agenzia messa alla prova dai troppi interpelli: la riforma mette una tassa

Lo scorso anno le Entrate hanno fornito oltre 18mila risposte, talvolta anche su situazioni già risolte e consolidate. Così la delega propone il servizio a pagamento

Interpelli a pagamento: questo uno dei principi contenuti nella delega fiscale, al capo II dedicato ai rapporti tra fisco e contribuente, dove si proclama l’impegno di rispettare il legittimo affidamento anche attraverso l’obbligo di motivazione per gli atti dell’amministrazione.

In questo quadro, l’interpello a pagamento sembrerebbe un obiettivo in contrasto con la finalità di migliorare l’interlocuzione tra amministrazione finanziaria e cittadini. E infatti la previsione della “tassa” di ingresso è uno dei passaggi che più ha suscitato perplessità da parte dei professionisti, dalle associazioni sindacali dei commercialisti al Consiglio nazionale di categoria. Quest’ultimo, durante l’audizione parlamentare di giovedì 11, ha chiesto di recedere dal progetto.

Dovrebbe essere applicato, secondo il Consiglio nazionale dei commercialisti, uno dei cardini della delega basato sul confronto preventivo. Quel metodo senza il quale rischiano di non dare risultati o di sfociare in esiti contradditori i due istituti di accertamento, il concordato biennale e la cooperative compliance estesa.

Si vedrà se sul delicato passaggio relativo agli interpelli ci sarà una mediazione o una correzione parlamentare.

Non c’è dubbio che l’attività collegata alle risposte determina un rilevante impegno per l’Amministrazione, che con la riforma sarà chiamata a migliorare l’attività di accertamento, spostando il baricentro sulle attività di accompagnamento del contribuente al cotrretto adempimento fiscale. Se questo è il progetto occorre trovare le risorse professionali, sia in termini numerici sia di professionalità.

In ogni caso, la delega insiste sul fatto che occorre ridurre drasticamente il numero degli interpelli. Si deve partire, a questo proposito, dalla situazione di fatto: lo scorso anno si è superata quota 18mila domande, talvolta ripetitive e su questioni già affrontate. Anche se il contribuente o il professionista che lo assiste è mosso dal desiderio di avere una risposta tagliata sul suo caso concreto, non si può nascondere che a volte si faticano a comprendere le ragioni dell’istanza in presenza di situazioni pacifiche.

L’interpello rappresenta l’unica strada? Nella delega è delineato un servizio di indicizzazione e di risposta scritta utilizzando il patrimonio informativo accumulato dalle Entrate, attraverso l’intelligenza artificiale. Le risposte scritte sulla base dei casi già risolti potrebbero ridurre il ricorso all’interpello nei casi pacifici, in cui l’Agenzia ha già fatto conoscere il suo orientamento.

Poi l’Agenzia viene chiamata a definire, in tempi coerenti con le necessità dei contribuenti, documenti di istruzione generali anche sulla base delle sollecitazioni degli Ordini professionali, delle associazioni di categoria e in generale di tutti i portatori di interesse.

È indubbio che il diritto tributario debba essere coniugato con le casistiche concrete. Per quanto riguarda l’abuso del diritto nelle operazioni straordinarie o in alcune applicazioni dell’imponibilità o dell’esenzione Iva in ambito finanziario, talvolta nelle risposte emergono orientamenti che appaiono differenti o che in ogni caso richiedono al contribuente di individuare quel filo rosso che li lega fra di loro. Anche per evitare confusioni e incertezze, all’Agenzia va chiesto lo sforzo di documenti periodici e meditati che riescano a fare il punto, passo passo, sulla base delle situazioni concrete che si presentano.

Nella misura in cui funzioneranno le due strade alternative all’interpello, l’Agenzia riuscirà a liberare risorse e impegno. Si potrà allora anche rimodulare la pretesa di una fee di ingresso all’interpello, che ha come principale causale quello di riconoscere il costo delle risposte per la macchina dell’amministrazione.

Tra l’altro, per migliorare l’efficacia del servizio, si può pensare anche a una migliore comunicazione: una pubblicazione graduale e distribuita consentirebbe ai professionisti di studiare meglio le risposte.

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