Imposte

Plastic e sugar tax sospese anche nel 2023, poi l’abolizione

In manovra si profila un addio in due mosse. La web tax verde sulle consegne con mezzi inquinanti rischia di colpire le piccole imprese italiane. Destinata a tornare la rivalutazione di quote e terreni

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Nel capitolo del fisco verde in via di elaborazione per la legge di bilancio non c’è solo il progetto della nuova web green tax, che nelle intenzioni del governo dovrebbe colpire i profitti delle multinazionali del commercio elettronico quando utilizzano per le consegne con veicoli inquinanti. Per una tassa che prova ad arrivare, ce ne sono due che tentano di scomparire: si tratta della plastic tax e della sugar tax, introdotte dal governo Conte 2 a fine 2019, ma mai entrate in vigore.

Le due tasse, pensate per colpire l’utilizzo delle inquinanti plastiche monouso e il consumo delle poco salutari bevande zuccherate, si erano subito rivelate di complicatissima applicazione, e avevano acceso la rivolta delle imprese dei due settori colpiti. Di qui i rinvii in serie fino a tutto il 2022. Ora il governo Meloni ha un’ambizione in più: cancellare del tutto le due tasse da sempre contestate dal centro destra. Non subito, però. Per un problema di finanza pubblica.

Alle due tasse è collegato un gettito da 650 milioni di euro all’anno: una cifra non ciclopica, ma comunque importante per i saldi tendenziali dei prossimi anni. Per attenuare il problema, quindi, i tecnici del Mef hanno ipotizzato un percorso in due mosse: un nuovo rinvio di un anno con la legge di bilancio, per allungare fino al 31 dicembre 2023 la sospensione, e poi un ricalcolo del gettito potenziale in primavera nel Def per preparare il terreno alla loro abolizione definitiva.

La stessa incognita pende del resto anche sulla nuova ipotesi di web tax. Per renderla “verde” l’idea è di andare a colpire le consegne dei prodotti acquistati in rete effettuate con mezzi inquinanti. Queste consegne, però, non sono opera delle piattaforme come Amazon, ma di piccole imprese italiane che del colosso dell’e-commerce hanno solo il logo sul camioncino. Per questo non si preannuncia certo facile il lavoro necessario a raggiungere l’obiettivo cullato dal governo, cioè di introdurre una nuova tassa digitale dopo gli sfortunati tentativi del passato. Anche questa, nei calcoli del Mef, sarebbe una leva per aumentare le risorse a disposizione dei nuovi aiuti a imprese e famiglie per combattere il caro energia e l’inflazione. Grazie all’effetto espansivo della manovra, e a un terzo trimestre che come in Germania potrebbe rivelarsi meno fiacco del previsto, l’obiettivo di crescita 2023 potrebbe salire di qualche decimale verso il +1%. Ma le dimensioni necessarie alla manovra, oltre 30 miliardi quindi molto sopra i 21 di deficit a disposizione con un disavanzo al 4,5%, hanno bisogno di un grosso sforzo nelle coperture.

Allo stesso scopo risponde il progetto di riproporre subito in manovra una nuova edizione della rivalutazione del valore di acquisto di quote e terreni. Norma che in legge di Bilancio, a differenza di quanto accaduto lo scorso anno quando spuntò in un decreto successivo, darebbe aria ai saldi.

Sempre in questa ottica non è da escludere anche un nuovo ritocco al rialzo del tabacco tradizionale, cioè le classiche sigarette, in larghissima parte importato a differenza del tabacco riscaldato che è al centro di una filiera italiana e per questo dovrebbe essere risparmiato dagli aumenti. Mentre restano sul tavolo varie ipotesi di revisione del reddito di cittadinanza; in casa leghista si studia per esempio una sospensione semestrale a chi l’ha ricevuto per 18 mesi e può lavorare, una mossa che porterebbe un miliardo da dedicare alle pensioni.

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