Controlli e liti

Pace fiscale e grandi evasori, tutte le sfide del neodirettore delle Entrate Maggiore

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Un generale di divisione, che l’evasione fiscale ogni giorno l’ha guardata negli occhi, è il colpo a sorpresa del Governo Conte e del ministro dell’Economia, Giovanni Tria nell’avviare il ricambio ai vertici delle Agenzie fiscali. Come ha sottolineato ieri il vicepremier Luigi Di Maio la scelta su un generale operativo della Gdf è un segnale ai grandi evasori a cui l’Esecutivo giallo-verde non vuole concedere alcuno sconto. La scelta di Antonino Maggiore a capo delle Entrate potrebbe lasciare intendere altro, ossia l’avvio di una più ampia riforma della macchina fiscale con un nucleo unico e dedicato all’attività di accertamento e controllo da una parte e una struttura di servizio ai contribuenti per l’assistenza e gli adempimenti nonché per la riscossione delle imposte dall’altra.

Nella sua lunga carriera nelle Fiamme Gialle, Maggiore è sempre stato nei reparti operativi - da Palermo a Varese, dal Friuli al Veneto - senza mai transitare per il Comando generale di Roma. Tutte le voci raccolte concordano sulle sue grandi qualità tecniche, organizzative ma anche umane. Poco incline a mostrarsi in pubblico, Antonino Maggiore approda al vertice della macchina operativa del Fisco con almeno quattro sfide da affrontare subito: garantire le risorse al Governo con la lotta all’evasione e all’elusione fiscale; chiudere le rottamazioni delle cartelle in corso e avviare dal 2019 la nuova pace fiscale; sul fronte interno ci sono da curare i servizi ai contribuenti e soprattutto completare il riordino dell’agenzia rimasto al palo in attesa dei concorsi e della procedura di assegnazione delle Poer (posizioni organizzative di elevata responsabilità).

Chi lo conosce bene e ci ha lavorato insieme sottolinea come la scelta del Governo sia ricaduta su una figura con una visione strategica in grado di delineare sul lungo periodo le direttrici operative di quella che dovrà essere la nuova agenzia delle Entrate. C’è, però, anche un’altra faccia della medaglia, ossia chi vuole leggere nella sua nomina il rischio di una militarizzazione della macchina tributaria e ancora chi sottolinea come nella scelta del suo nome possa aver in qualche modo inciso la parentela con il vicecapo di gabinetto del ministro dell’Economia. Letture facilmente confutabili. Basti pensare che con Maggiore si potrebbe verificare un ulteriore affiatamento soprattutto nell’analisi del rischio evasione tra Fiamme gialle ed Entrate. Ma non solo, perché all’esperienza sul campo il nuovo direttore ha sempre abbinato una continua attività di approfondimento e di studio dei fenomeni connessi al sommerso e ai rapporti con i contribuenti.

Il passaggio di testimone tra Ruffini e Maggiore è stato avviato mercoledì scorso dal Consiglio dei ministri e ora il Governo cercherà di chiudere la procedura entro il 4 settembre, giorno in cui decadrà ufficialmente l’attuale direttore delle Entrate. Al momento si starebbe studiando come acquisire il parere della Conferenza unificata, visto che la prossima riunione è calendarizzata per il 6 settembre. L’ipotesi è quella di ottenere il via libera di sindaci e governatori in tempo utile entro l’ultima settimana di agosto, quando il Consiglio dei ministri potrebbe riprendere a riunirsi e chiudere il cerchio con la nomina ufficiale da inviare al visto della Corte dei conti insieme alle altre due nomine indicate dal ministro Tria per le Dogane (Benedetto Mineo) e per il Demanio (Riccardo Carpino). Intanto il direttore uscente delle Dogane, Giovanni Kessler, in un messaggio di commiato ai dipendenti si è scagliato contro lo spoil system: «Ci è stato spiegato che i vertici delle Agenzie sono stati “azzerati” sulla base di (vere o presunte) appartenenze di partito. Nessuna valutazione delle capacità, dei progetti, dei risultati. Solo uno spoil system di pulizia politica. Un metodo che, applicato alle Agenzie fiscali, ne intacca indipendenza e imparzialità».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©