Imposte

Rispunta il mini rinvio sul 110 per cento. Stretta sulle delibere irregolari

Governo e maggioranza al lavoro per prorogare solo le comunicazioni al 31 dicembre. Linea dura per l’amministratore di condominio che dichiara il falso: scatterà la sanzione penale

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Torna in pista la mini proroga delle comunicazioni di inizio lavori asseverati (Cilas) al 31 dicembre 2022. Ma allo stesso tempo si lavora per un regime più severo delle responsabilità degli amministratori di condominio per evitare elusioni sulla scadenza del 24 novembre per adottare le delibere dei lavori: con la dichiarazione di falso scatterà, infatti, il reato. Mentre per varare misure sblocca crediti il ministero dell’Economia vuole comunque cautelarsi e chiedere preventivamente a Eurostat se sia sostenibile la possibilità di compensare automaticamente una quota dell’1% degli F24 presi in carico dalle banche per i versamenti fiscali e contributivi dei clienti con i crediti da bonus edilizi. Resta sul tavolo anche l’ipotesi di una sblocca sequestri (si veda l’articolo «Superbonus, sblocco in vista per i crediti sotto sequestro»). Governo e maggioranza sono a lavoro per trovare una quadra sugli emendamenti da votare già da metà della prossima settimana al decreto Aiuti quater in commissione Bilancio al Senato.

Un tema a cui è stata dedicata parte del dibattito nel vertice di mercoledì 7 dicembre a Palazzo Chigi con i capigruppo della maggioranza, che ha delineato le sorti delle possibili modifiche alla manovra. Tanto che all’uscita Licia Ronzulli di Forza Italia ha reso noto il fatto che «c’è una cabina di regia, un tavolo tecnico che sta lavorando» e che si va verso un emendamento del Governo al Dl che «andrà nella direzione chiesta da Forza Italia quindi sicuramente sulla proroga al 31 dicembre e anche una soluzione per la cessione dei crediti incagliati».

Da Fratelli d’Italia, è uno dei due relatori al decreto Aiuti quater, Guido Quintino Liris, a spiegare quale siano i punti da portare avanti: «Ben venga la proroga sulle Cilas per andare incontro a chi non è riuscito a presentarle regolarmente entro il 25 novembre, finendo di fatto in un imbuto. Ma ho personalmente preso un impegno con i rappresentanti delle imprese per riaprire la partita degli F24, superando i timori della Ragioneria in relazione alle interpretazioni di Eurostat. In alternativa siamo pronti a studiare il possibile coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti, come una sorta di riferimento di ultima istanza».

La partita , dunque, si gioca su più piani. Sono ormai cadute le resistenze sulla proroga delle Cilas. Da fonti governative è arrivata l’indicazione che si sta studiando un emendamento del relatore o del Governo per prevedere il rinvio del termine di presentazione della Cilas dal 25 novembre al 31 dicembre 2022, fermo restando che le assemblee condominiali dovranno aver deliberato l’ok ai lavori entro la scadenza fissata dal decreto Aiuti quater (ossia entro il 24 novembre). L’altro lato della medaglia è la linea dura, anzi durissima preannunciata nei confronti degli amministratori di condominio con l’espressa previsione di un reato in caso di una dichiarazione falsa sulla data di adozione della delibera per rientrare nel 110% e non invece nel 90 per cento.

Al momento, la sfida più difficile, però, è rappresentata dallo sblocco dei crediti, che non possono essere utilizzati in compensazione. Nonostante le argomentazioni dei sostenitori dell’utilizzo dei crediti come moneta fiscale, il ministero dell’Economia si è mosso preventivamente e ha avviato un’interlocuzione con Eurostat. L’obiettivo è capire se possa essere percorsa la strada proposta da Abi e Ance: compensare automaticamente una quota dell’1% degli F24 presi in carico dalle banche per i versamenti fiscali e contributivi dei clienti con i crediti da bonus edilizi. Sembra invece già scartata, perché finanziariamente insostenibile per le casse dello Stato, l’ipotesi parlamentare di arrivare a una compensazione bonus in F24 fino al 10 per cento. L’Economia punta ad avere la “copertura” preventiva e la rassicurazione da Eurostat che un intervento simile non cambierebbe la natura da «non pagabile» a «pagabile», senza quindi una pericolosa riclassificazione dei crediti come debito pubblico.

Sempre sul fronte dei crediti incagliati c’è poi anche la questione tutt’altro che marginale sugli importi sequestrati, che secondo l’ultimo aggiornamento disponibile ammontano a circa 3,6 miliardi di euro. All’esame anche di Palazzo Chigi ci sono due proposte emendative presentate da Fratelli d’Italia (primo firmatario Matteo Gelmetti) e da Forza Italia (primo firmatario Claudio Lotito). I correttivi puntano a far approvare una norma interpretativa (quindi con valore retroattivo), sterilizzando di fatto gli effetti delle pronunce della Cassazione in base alle quali i sequestri di crediti fiscali legati a frodi possono travolgere anche coloro che li hanno acquistati in buona fede. In estrema sintesi, con gli emendamenti il destino del credito di imposta si svincolerebbe da quello della detrazione. Quindi anche in caso di problemi sull’operazione originaria, chi acquista i crediti non andrebbe incontro ad effetti negativi. In questo modo, i sequestri indirizzati alla detrazione non si estenderebbero anche ai crediti d’imposta acquistati in buona fede. La responsabilità resterebbe solo in caso di utilizzo del credito in modo irregolare o in misura maggiore rispetto all’importo ricevuto.

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