Cessione dei crediti ai tempi supplementari: con la riapertura conto di almeno 3,2 miliardi
Parte la fase due per le spese legate agli interventi effettuati lo scorso anno, via alla remissione in bonis
Tempi supplementari per le cessioni dei crediti legate alle spese 2022. È ufficialmente scaduto il termine, spostato in avanti dal decreto Milleproroghe, per comunicare alle Entrate le opzioni di cessione e sconto in fattura relative agli interventi dello scorso anno.
Con la riapertura (a pagamento) disposta dalla legge di conversione del decreto Cessioni (Dl n. 11/2023), che dopo la fiducia attende di completare l’iter in prima lettura alla Camera entro martedì, e già confermata con il “comunicato legge” pubblicato dal ministero dell’Economia nella tarda serata di giovedì, a partire dal primo aprile, e fino al 30 novembre prossimo si potrebbero sbloccare nuove comunicazioni per un totale vicino a 3,2 miliardi di euro.
Una stima minima al momento perché, sulle prospettive dei prossimi mesi, pende l’incognita della riapertura del mercato delle cessioni. La moral suasion del ministero dell’Economia ha provato a coinvolgere soprattutto le banche. Ora resta da capire se, come annunciato, arriveranno risposte concrete, dopo diversi segnali positivi (si veda Il Sole 24 Ore del 31 marzo 2023): «Con il nuovo regime della responsabilità, lo spalma crediti a dieci anni, la conversione dei crediti non goduti in Btp - spiega il relatore della legge di conversione, Andrea de Bertoldi, FdI -, abbiamo cercato di attivare misure che facciano ripartire il mercato dei crediti. Ora ci aspettiamo che le banche facciano la loro parte. Di certo, Governo e Parlamento non possono obbligare gli istituti, ma pensiamo di avere dato un contributo importante alla ripartenza».
La nota del Mef è servita a blindare novità che, formalmente, entreranno in vigore solo il prossimo 17 aprile (con la scadenza del termine per la conversione del decreto), ma che, nella sostanza, sono operative già adesso. In questo modo, è stato confermato che il lavoro della Camera, che si chiuderà martedì prossimo con il voto finale sul decreto n. 11/2023, di fatto ha già completato il percorso di correzione del provvedimento. Il Senato, salvo sorprese, si limiterà a recepire, con un lavoro di pochi giorni, le indicazioni di Montecitorio e a mandare il testo in Gazzetta Ufficiale prima della scadenza.
Tra le novità da subito in vigore, oltre alla proroga al 30 settembre per le villette che vogliano effettuare spese agevolate al 110%, il comunicato del ministero ha ricordato che «con riferimento alla comunicazione per la prima cessione del credito per i bonus edilizi (spese sostenute nel 2022 e rate residue delle spese 2020 e 2021)», scaduta il 31 marzo 2023, «è possibile avvalersi dell’istituto della remissione in bonis anche se l’accordo di cessione - a favore di banche e intermediari finanziari - è concluso dopo il 31 marzo 2023». Quindi, da oggi è possibile, anche senza accordo, comunicare l’opzione con il pagamento di 250 euro entro il termine del 30 novembre prossimo.
Ieri, nonostante il rinvio, la giornata dei professionisti non è stata tranquilla: è stata, infatti, caratterizzata dalla corsa all’invio delle ultime comunicazioni, con l’obiettivo di evitare il pagamento della mora. Senza dimenticare che, in alcuni casi, la remissione non sarà consentita: le norme, infatti, escludono dalla riapertura i contribuenti che vogliano vendere a privati e che, alla data del 31 marzo, non abbiano sottoscritto un contratto.
Ma quanto può valere il rinvio al 30 novembre in termini di crediti sbloccati? Considerando, in base ai dati dell’agenzia delle Entrate, l’andamento dei primi due mesi dell’anno, durante i quali sono state registrate in media comunicazioni per poco meno di 410 milioni al mese, la proiezione sugli otto mesi ulteriori (da aprile a novembre) porterebbe a circa 3,2 miliardi aggiuntivi, rispetto alle cifre già trasmesse nel 2023, arrivando a un totale di poco superiore a 4 miliardi di opzioni.
Sono numeri che, tra l’altro, non considerano il picco di richieste che si sono concentrate negli ultimi giorni del mese di marzo, come testimoniato anche dall’altissimo traffico registrato sui canali dell’Enea per la presentazione delle asseverazioni per i super ecobonus (entro il termine del 24 marzo scorso). E che andranno misurati anche alla luce delle prospettive di riapertura del mercato: la remissione, infatti, consentirà nella sostanza di vendere sconti fiscali alle banche. Resta da capire se queste riapriranno effettivamente le porte alle cessioni dei crediti, come alcune stanno iniziando ad annunciare in questi giorni. Anzi, se il mercato degli acquisti dovesse ripartire a pieno ritmo l’ipotesi dei tre miliardi, guardando alle cifre e ai trend dello scorso anno, rischia di essere stimata al ribasso.