Adempimenti

LEGGE DI BILANCIO - La cattiva sorpresa per il mondo non profit

di Gabriele Sepio

In legge di Bilancio arriva a sorpresa il taglio del regime Ires con aliquota agevolata al 12% previsto all’articolo 6 del Dpr 601/1973. La modifica costerà, in due anni, circa 270 milioni di euro in termini di maggiori imposte a carico di enti non profit e pubblici attivi in settori di particolare rilevanza sociale.

È quanto emerge dalla relazione tecnica all’emendamento alla legge di Bilancio atteso oggi dall’Aula del Senato, che abroga con effetti immediati la riduzione al 50% dell’Ires per gli enti dotati di personalità giuridica che operano in settori di interesse generale, quali assistenza sociale, sanità, beneficenza, istruzione, alloggio sociale.

A pagare le conseguenze della modifica saranno anzitutto i soggetti non profit, che nell’attuale periodo transitorio non possono ancora beneficiare dei nuovi regimi fiscali agevolativi introdotti dal Codice del Terzo settore (Dlgs 117/2017).

Va ricordato, infatti, che la riforma del Terzo settore ha previsto la disapplicazione dell’agevolazione di cui all’articolo 6 del Dpr 601/1973 per gli enti che si iscriveranno nell’istituendo registro unico nazionale solo a seguito del via libera alle nuove misure agevolative da parte della Commissione europea. Dunque, in attesa che scattino gli specifici regimi forfettari previsti dalla riforma, gli enti no profit avrebbero potuto continuare a beneficiare del taglio dell’Ires al 12%, la cui abrogazione a questo punto farà scattare per questi enti il regime di tassazione con aliquota ordinaria.

Peraltro, a farne le spese saranno anche gli enti religiosi civilmente riconosciuti per i quali la riforma del terzo settore aveva mantenuto in vita la riduzione Ires del 50% per le attività commerciali diverse da quelle principali anche successivamente all’entrata in vigore dei nuovi regimi forfettari.

L’emendamento, inserito in extremis nella revisione alla manovra, rappresenta una vera e propria sorpresa per il mondo del non profit e del volontariato. Come dichiarato da Claudia Fiaschi, portavoce del Forum nazionale del Terzo settore, con la soppressione dell’agevolazione sarebbero proprio gli enti che perseguono finalità di interesse generale a pagare il prezzo dell’accordo con l’Europa, con effetti gravemente penalizzanti nel periodo transitorio in cui si attende la piena operatività della riforma fiscale del Terzo settore.

Va considerato, infatti, che l’eliminazione della riduzione al 50% dell’aliquota Ires dovrebbe comportare un aumento di gettito che in base alle stime della relazione tecnica dovrebbe essere pari a circa 118 milioni di euro per il 2019, per poi salire a circa 150milioni annui per il 2020 e per il 2021.

A questo punto per il 2019, in attesa la piena efficacia della nuova disciplina fiscale prevista dalla riforma del Terzo settore, per gli enti si profila un raddoppio del carico tributario.

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