Controlli e liti

Avvocati: troppe ombre sulla giustizia tributaria

L’Unione nazionale delle Camere degli avvocati tributaristi (Uncat) a congresso venerdì e sabato a Firenze. Focus sulla riforma della giustizia tributaria, la legge 130/22. «Sulla riforma la resistenza al nuovo è stata fortissima da parte dei giudici tributari. L'accesso al pubblico concorso per diventare magistrati tributari ai laureati in economia, da un lato, e il mantenimento dello ius postulandi a categorie diverse dall'avvocatura, ha minato le fondamenta della quinta giurisdizione prima ancora che sorgesse», ha detto il presidente Uncat, Antonio Damascelli.

Di positivo, nella riforma, c’è la previsione del giudice professionale, a tempo pieno, inserito per concorso nella giurisdizione tributaria. «Una norma - ha rivendicato Damascelli - che abbiamo voluto, preteso, conquistato con la forza della ragione e della volontà».

Però rimangono, secondo Uncat, molte ombre. «L'allargamento dell'accesso al concorso di magistrato tributario ai laureati in economia, in considerazione della specialità e del tecnicismo della materia, impedirà sul nascere la progressione in carriera e il passaggio alla Corte di legittimità, segnatamente alla sezione tributaria ora costituita per legge», ha spiegato Damascelli. L'altro aspetto non soddisfacente della riforma è la mancata modifica del perimetro soggettivo della difesa tecnica, «ancora estesa ad una platea eterogenea di figure professionali».

Infine, non va dimenticato il problema della dipendenza dal Mef dei giudici tributari attuali e dei magistrati futuri.

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