Imposte

Investimenti in start-up, saranno detassate le plusvalenze dei business angel

Le persone fisiche che investono non pagheranno fino al 2025 l’imposta al 26% sulla cessione di partecipazioni

di Michela Finizio

Dal decreto Sostegni-bis in arrivo una nuova spinta alle start up e alle Pmi innovative: le persone fisiche che investono tramite sottoscrizione di capitale sociale in queste realtà non pagheranno fino al 2025 l’imposta del 26% sulle plusvalenze che derivano dalla cessione di partecipazioni. Lo prevede un articolo del nuovo provvedimento allo studio del Governo Draghi, secondo quanto si legge in una bozza.

Si tratta di un’agevolazione temporanea. I limiti temporali esatti devono ancora essere fissati ma nel testo si fa riferimento agli apporti di capitale di rischio realizzati in un arco temporale che va dal 2021 al 2025. Sono previsti, inoltre, alcuni paletti: le plusvalenze devono essere reinvestite in start up o Pmi innovative e devono essere possedute per almeno tre anni. La misura, si legge nella bozza, è soggetta all’autorizzazione da parte della Commissione europea.

In sostanza, il Governo intende introdurre un’esenzione dalle imposte sui redditi delle plusvalenze da cessione di partecipazioni realizzate da persone fisiche, al di fuori dell’esercizio d’impresa commerciale. A beneficiarne, dunque, sarebbero i cosiddetti business angel, circa 5mila investitori informali attivi sul territorio nazionale secondo la survey annuale dell’Italian business angels network association (Iban). Per lo più liberi professionisti o imprenditori, nel 2019 hanno mosso fino a 284,3 milioni di euro di investimenti, di cui 52,7 milioni come singoli (in deciso aumento rispetto ai 39,7 milioni del 2018), 230 insieme a fondi di venture capital e 1,3 tramite piattaforme di crowdfunding. Per un totale di 395 deal portati a termine, prevalentemente attraverso la sottoscrizione di equity e in minima parte tramite finanziamento soci o come garanzia bancaria.

A questo target già sono dedicate le detrazioni fiscali del 30 e del 50% sul capitale investito, soggette al regime de minimis. Ai fini della stima degli effetti finanziari, è stato infatti ricavato dalle dichiarazioni dei redditi relative all’anno di imposta 2018 l’ammontare degli investimenti in start up innovative e Pmi innovative, che è risultato di circa
124,5 milioni di euro. Assumendo che l’esenzione delle plusvalenze induca a effettuare maggiori investimenti per una quota del 25%, si stima una perdita di competenza su base annua di 31,8 milioni di euro.

In base al testo disponibile, darebbero diritto all’esenzione sulle plusvalenze i conferimenti in denaro iscritti alla voce del capitale sociale e della riserva da sovrapprezzo delle azioni o quote delle start up innovative e delle Pmi innovative, anche a seguito della conversione di obbligazioni convertibili in azioni o quote di nuova emissione.

È considerato, altresì, conferimento in denaro anche la compensazione dei crediti in sede di sottoscrizione di aumenti del capitale, ad eccezione dei crediti risultanti da cessioni di beni o prestazioni di servizi diverse da quelle previste dall’articolo 27 del Dl 179/2012.

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