Professione

Equo compenso per tutti i professionisti

di Federica Micardi

L’equo compenso amplia la sua portata a tutti i professionisti. La tutela che pone un tetto minimo al di sotto del quale non si può scendere viene estesa a tutte le professioni, incluse quelle senza Ordini o Albi. E non è tutto. Tra i “poteri forti” tenuti a garantire - ma senza pesare sulle casse dello Stato - il principio dell’equo compenso c’è anche la pubblica amministrazione. È quanto si legge nella nuova versione dell’emendamento proposto dal relatore in commissione Bilancio al Senato, Silvio Lai (Pd), esaminato in nottata.

Il testo originale dell’emendamento prevedeva l’equo compenso per i soli avvocati quando il committente è una banca, un’assicurazione o una azienda medio grande. Per essere equo il compenso «deve essere proporzionato alla quantità e qualità del lavoro svolto...». La norma si applica anche agli incarichi pendenti e a quelli non ancora fatturati. Le clausole considerate vessatorie - il testo ne individua nove - sono nulle mentre il contratto rimane valido. Il professionista ha tempo 24 mesi dalla sottoscrizione dell’accordo e per far scattare la nuova tutela.

Nella nuova formulazione dell’emendamento - su cui, mentre scriviamo ancora si sta discutendo - sono state aggiunte tre novità: l’estensione a tutte le professioni ordinistiche e non di quanto previsto per gli avvocati; anche la Pa sarà chiamata a garantire l’equo compenso, con «una norma di principio» a cui ispirarsi come ha dichiarato lo stesso Lai; dall’attuazione delle disposizioni non devono derivare maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

L’equo compenso è molto sentito dai professionisti , soprattutto dopo la sentenza 4614 del 3 ottobre del Consiglio di Stato che ha sdoganato un bando comunale che prevedeva il compenso “simbolico” di un euro per il professionista. Decisione che ha sollevato le proteste di tutte le categorie professionali già scese in piazza a maggio e pronte a manifestare di nuovo a fine mese per ottenere l’equo compenso.

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