Finanza

Confidi, rafforzamento ancora congelato

Il ministero dell’Economia in risposta a un question time: si attende il via libera di Bruxelles

di Giuseppe Latour

Il meccanismo di rafforzamento patrimoniale dei Confidi, previsto dal Dl Liquidità, resta fermo in attesa del via libera di Bruxelles. È quanto ha spiegato il ministero dell’Economia, in risposta a un’interrogazione in commissione Finanze, presentata da Vita Martinciglio (M5s).

La questione riguarda i Confidi e la norma del decreto Liquidità (decreto legge 23/2020, articolo 13, comma 1) che ha introdotto la possibilità per questi consorzi di imputare al fondo consortile, al capitale sociale o ad apposita riserva i fondi rischi e gli altri fondi o riserve patrimoniali costituiti da contributi pubblici, «con esclusione di quelli derivanti dalle attribuzioni annuali esistenti alla data del 31 dicembre 2019».

Si tratta di una norma di rafforzamento patrimoniale, subordinata però all’ottenimento dell’autorizzazione della Commissione europea, da richiedere sulla base della disciplina sugli aiuti di Stato. Ad oggi, questa misura non è stata ancora attuata. Così, viene chiesto al ministero dell’Economia se sia stato in qualche modo avviato il dialogo con Bruxelles.

La risposta arrivata dal Mef è interlocutoria. «La procedura relativa alla notifica alla Commissione europea è in fase istruttoria». Il ministero dell’Economia, a questo proposito, «fornisce costantemente il proprio supporto tecnico al ministero dello Sviluppo economico, in capo al quale rimane la competenza primaria per la notifica alla Commissione». Ad oggi, però, la misura resta ancora congelata.

Anche se, spiega ancora il ministero, «resta ferma la volontà del Governo di valutare ogni possibilità di corrispondere alle esigenze di consolidamento del sistema dei Confidi, nel rispetto del quadro regolatorio unionale, al fine di dare sostegno al settore delle micro, piccole e medie imprese».

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