Professione

Dai commercialisti un appello al ministro dell’Economia per la norma sull’equo compenso

di Federica Micardi

L’equo compenso per i professionisti ha interrotto il suo iter a causa del veto posto sulle coperture. La commissione Bilancio della Camera, a fine luglio, ha infatti chiesto che la disciplina non si applichi agli agenti della riscossione (includerli ha un costo stimato di 150 milioni di euro), di non estendere la norma alle convenzioni stipulate con società veicolo di cartolarizzazione e di evitare un’applicazione retroattiva ai contratti già in essere.

L’atto Camera 3179, prima firmataria la leader di FdI Giorgia Meloni, è quindi fermo al palo; per non far cadere questa norma nel dimenticatoio il vicepresidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Giorgio Luchetta mercoledì 8 settembre ha diffuso un appello: «Continuiamo a batterci per un ampliamento significativo dei suoi ambiti di applicazione e affinché non vada sprecata questa importante occasione per estendere tutele e garanzie, specie ai più giovani» afferma Luchetta, che chiede al ministero dell’Economia di fornire al più presto la relazione sulla quantificazione degli oneri derivanti dalle ipotesi di restyling della norma. Passaggio necessario per poter avviare la ricerca delle coperture.

Un punto critico del testo in discussione, secondo il vicepresidente Luchetta, è la parte (articolo 2) che limita l’applicazione dell’equo compenso alle aziende che hanno almeno 60 dipendenti o un reddito di 10 milioni di euro nel triennio precedente al conferimento dell’incarico, un inciso che, chiosa Luchetta «penalizza soprattutto i giovani, che invece sono quelli che andrebbero tutelati».

Un altro tema caro ai professionisti è il Ddl malattia (1474), norma che introduce la sospensione degli adempimenti a carico del libero professionista in caso di malattia o di infortunio. Il primo firmatario del Ddl, il senatore Andrea de Bertoldi (FdI ), anticipa che «entro pochi giorni l’iter del decreto malattia riprenderà il suo percorso».

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