Professione

Ddl malattia, appelli per finanziarlo con il Fondo per l’esonero dei contributi

Il Ddl maltattia riprenderà il suo iter una volta individuate le coperture

di Federica Micardi

Il Ddl maltattia riprenderà il suo iter una volta individuate le coperture. Servono circa 32-33 milioni nel primo anno (di cui 9 milioni verrebbero recuperati nell’anno successivo) e da più parti sta arrivando l’appello di attingere al Fondo per l’esonero parziale dei contributi. L’idea è partita dal senatore Andrea de Bertoldi (FdI), primo firmatario del Ddl 1474, che introduce la sospensione degli adempimenti per i professionista in caso di malattia o di infortunio.

Per il vicepresidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Giorgio Luchetta, se sarà confermato il trend sulle domande di esonero (le istanze vanno presentate entro il 31 ottobre) si aprirebbe la possibilità di utilizzare per il Ddl sulle malattie dei professionisti una parte della cifra stanziata per l’esonero. Dello stesso parere anche i sindacati: Matteo De Lise (Ungdcec-commercialisti), Maria Pia Nucera (Adc-commercialisti) e Antonio De Angelis (Aiga-avvocati) attraverso un comunicato congiunto dichiarano che «potrebbe essere la soluzione migliore essendo entrambe le iniziative a tutela sia degli iscritti agli Ordini che degli iscritti alle Casse private».

Il Fondo per l’esonero contributivo è di un miliardo, ma dati i requisiti stringenti (pesa soprattutto il del calo del fatturato del 33%), al momento le domande sono meno delle 500mila stimate. Con queste premesse il presidente di Anc (commercialisti) Marco Cuchel ritiene «assolutamente di buon senso» l’idea di finanziare il Ddl malattia con le risorse inutilizzate del fondo.

La proposta piace anche a Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, che sottolinea come sia sempre difficile trovare risorse per i professionisti. Auspica una soluzione in tempi brevi anche il presidente dei periti industriali Giovanni Esposito che ricorda che anche i professionisti, come già i lavoratori dipendenti, hanno il diritto di ammalarsi e di potersi curare, senza pensare ai propri obblighi.

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