Diritto

Il Covid trasforma le Pro loco: niente sagre ma tanto impegno sociale

Presentata a Roma la ricerca sul ruolo delle associazioni

di Maria Carla De Cesari

Niente fiere, sagre, manifestazioni sportive o eventi culturali. Durante i mesi di chiusura per Covid le Pro loco hanno però continuato a lavorare e a svolgere attività di volontariato, virando la propria azione per rispondere alle esigenze delle rispettive realtà colpite dall'emergenza. Hanno confezionato e distribuito mascherine, hanno raccolto fondi, hanno portato aiuti alimentari, hanno attivato sportelli per informazioni, hanno trasportato persone in difficoltà, hanno favorito la didattica a distanza mettendo a disposizione computer e wi fi per gli studenti di famiglie disagiate. Nel complesso i volontari impegnati in tutte queste attività hanno collezionato 700mila ore di volontariato e hanno attivato aiuti per 23 milioni.

La rete delle 6.200 Pro loco italiane, 600mila tesserati e 300mila volontari attivi, non è rimasta inerte di fronte all'emergenza Covid, come dimostra la ricerca promossa da Unpli,l'Unione nazionale di queste realtà, svolta dal Centro studi Sintesi della Cgia di Mestre, presentata il 22 giugno in Senato, nella sala Nassirya ( si veda l’articolo).

La ricerca - ha spiegato Andrea Favaretto della Cgia di Mestre - nasce dalla compilazione di un questionario somministrato via web a cui hanno risposto 564 realtà. Le Pro loco hanno messo a frutto il radicamento del territorio e hanno tarato il loro impegno rispetto alle necessità, dialogando con le istituzioni e gli altri punti di riferimento: in primo luogo con le amministrazioni comunali (73%) e con la protezione civile (38%) ma anche con le associazioni religiose (32%)e quelle culturali (31%). Solo il 7% delle Pro loco si è mossa in autonomia.

La mobilitazione delle Pro loco si è caratterizzata anche nelle donazioni, quantificate in 3 milioni, destinati in buona parte - il 33 e il 32% - a ospedali e aziende sanitarie, senza trascurare la Caritas (9%) e le case di riposo (7%).

Nonostante i nuovi impegni delle Pro loco, il Covid rischia di incidere pesantemente sull'identità delle associazioni, visto che il 55% denuncia una perdita di iscritti e il 50% teme «la perdita del ruolo di collante della comunità». Pesanti anche gli effetti finanziari sugli enti: le entrate, in media, sono crollate del 74%, si stima una perdita di 175 milioni e tra le Pro loco che hanno in corso finanziamenti bancari, il 6%, tre su quattro hanno difficoltà nella restituzione delle rate.

Le Pro loco hanno dimostrato resilienza, ha sottolineato durante la presentazione della ricerca il presidente Unpli , Antonino La Spina. Le Pro loco sono un’infrastruttura immateriale che ha saputo coniugare la valorizzazione territoriale e la funzione sociale, ha commentato il vice presidente, Fernando Tomasello.

Ora si spera che, con il ridimensionamento dell’emergenza, le Pro loco possano tornare a essere testimoni delle bellezze e delle memorie del territorio: in vista, ha detto il presidente Enit Giorgio Palmucci, c’è un protocollo per promuovere il turismo sostenibile.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©