Controlli e liti

Per Facebook il sospetto di stabile organizzazione

di Angelo Mincuzzi

Dopo Apple, Google e Amazon, la procura di Milano spinge l’acceleratore nell’inchiesta a carico di un’altra multinazionale del web sospettata di pagare al Fisco italiano molte meno imposte di quanto dovuto. Gli uomini della Guardia di Finanza si sono presentati nelle scorse settimane nella sede milanese di Facebook dove hanno acquisito documentazione considerata utile per le indagini. I sostituti procuratori Adriano Scudieri e Isidoro Palma, titolari dell’inchiesta ancora a carico di ignoti, hanno anche convocato come testimoni alcuni dipendenti della multinazionale di Menlo Park che si occupano dei contatti con i clienti del social network per la vendita della pubblicità. Alla società fondata da Mark Zuckerberg, i pm contestano di aver creato «una stabile organizzazione» con lo scopo di aggirare il Fisco in Italia in relazione ad introiti pubblicitari pagati da clienti italiani e contabilizzati invece in Irlanda, dove il trattamento fiscale è più favorevole.

Facebook Italia è una società a responsabilità limitata con 22 dipendenti e un capitale sociale di 10mila euro. È stata fondata nel 2009 ed è controllata al 100% da Facebook Global Holdings II, una Limited liabilities company domiciliata nel Delaware. Secondo l’ultimo bilancio depositato (relativo al 2015) la società ha registrato un fatturato di 7,5 milioni di euro e un utile netto di circa 350mila euro. Nel 2015, dunque, Facebook ha pagato in Italia imposte per 203mila euro.

I magistrati ipotizzano però che gli introiti assoggettabili a imposta siano molto più alti e che anche per Facebook si prefiguri lo scenario già delineato per Apple e per Google, che hanno versato al Fisco italiano rispettivamente 318 milioni e 308 milioni di euro per chiudere il contenzioso.

L’oggetto sociale di Facebook Italia afferma che la società si occupa della «fornitura al gruppo Facebook di tutti i servizi connessi alla promozione delle vendite, al marketing, allo sviluppo commerciale, alla ricerca ed allo sviluppo tecnologico, alle pubbliche relazioni e comunicazioni, e ogni altro servizio commerciale, amministrativo e/o It per supportare la piattaforma online di social networking di Facebook». Ma i pm sono convinti che gli introiti prendano in gran parte la strada dell’Irlanda.

Facebook non è l’unica multinazionale Usa ad essere al centro di indagini della procura di Milano. Da tempo procedono le inchieste su Cisco e su Western Digital, il colosso che nel 2014 controllava il 44% del mercato mondiale degli hard disk e che nel 2015 ha comprato SanDisk per 19 miliardi di dollari. Ad aprile di quest’anno, inoltre, la Gdf ha contestato ad Amazon la presunta evasione fiscale di 130 milioni di euro nel “processo verbale di constatazione” trasmesso alla procura di Milano al termine di una verifica fiscale sulle società italiane di Jeff Bezos. Il pm Scudieri ha iscritto nel registro degli indagati un manager della società lussemburghese di Amazon.

La procura di Milano, guidata dal procuratore Francesco Greco, ha avviato una strategia che punta a far incassare allo Stato le imposte non versate dai giganti del web, avvalendosi delle indagini del Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano.

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