Adempimenti

Discoteche e palestre fuori dalle pagelle fiscali

Resta il nodo delle start up. Per le categorie produttive penalizzante la verifica del requisito del calo di ricavi o compensi del 33% tra il 2020 e il 2021

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Discoteche e scuole di danza, gestione di palestre e piscine, agenzie di viaggio e tour operator, sale giochi e biliardi, guide turistiche e guide alpine, trasporto terrestre di passeggeri (tra cui anche i taxi), attività di associazioni e organizzazioni, gestione di spazi culturali, sportivi e ricreativi, produzione e commercio al dettaglio di pellicceria e di abbigliamento in pelle. Sono le nove macro-categorie che saranno automaticamente escluse dall’applicazione degli Isa 2022 ai fini fiscali (resta l’obbligo di compilazione ai fini statistici). Per queste attività, quindi, non sarà necessario verificare il calo dei ricavi o compensi del 33% nel 2021 trispetto all’ultimo anno pre-pandemia (il 2019). L’indirizzo emerso dalla riunione della commissione degli esperti ora dovrà essere ufficializzato dal decreto dell’Economia.

Ha fatto discutere, invece, il terzo parametro di esclusione (oltre alle esclusioni per calo dei ricavi e quelle per codici attività) collegato alle start up, ossia coloro che hanno avviato la partita Iva nel 2019. Al momento la scelta sarebbe ricaduta sull’esclusione per le start up che hanno registrato un calo di ricavi del 33% nel 2021 ma rispetto al 2020. Da qui le obiezioni sollevate dal responsabile politiche fiscali di Confartigianato, Andrea Trevisani, secondio cui in questo modo non si escluderebbe quasi nessuna nuova attività considerando che tra il 2020 (ossia l’anno più pesante per l’avvio della pandemia) e 2021 quasi tutte le categorie potrebbero aver registrato un aumento. Con l’ulteriore considerazione che le start up obbligate alle pagelle fiscali si troverà a confrontarsi con un Isa costruito su dati che non inglobano la crisi. Obiezioni fatte proprie anche dai rappresentanti di altre categorie produttive. Con Celestino Bottoni dei tributaristi di Ancot che auspica una «rivisitazione dell’esclusione delle start up» e Giuseppe Tricoli e Gianfranco Costa della Lapet che chiedono che «le start up del 2019 debbano essere escluse senza limitazioni»

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