Diritto

Allarme per i sindaci della crisi d’impresa

Il Forum dei giovani commercialisti chiede un intervento normativo per riportare equità

di Alessandro Galimberti

Senza un’adeguata tipizzazione e cioè perimetrazione normativa la responsabilità dei sindaci di società rischia di essere un salto nel buio, o forse nel vuoto. Il Forum dei giovani commercialisti di Bologna lancia l’allarme della categoria sulle nuove regole della crisi d’impresa, chiede alla politica di farsi garante di una norma «equa e dovuta» ma soprattutto chiede a se stessa, e ai propri enti rappresentativi, di imparare un nuovo modo di formare le idee, attraverso il confronto interno, e una nuova comunicazione «propositiva».

«Per incidere dobbiamo avere un differente approccio nella comunicazione – ha detto alla vasta platea del domenicano Salone Bolognini Matteo De Lise, presidente dei giovani commercialisti - confrontiamoci e studiamo cosa proporre, non serve che altri difendano per noi il ruolo di sindaco, bastiamo noi ma decidiamo di lavorare insieme e definiamo insieme la strategia. Pensiamo alle riforme del fisco, al codice della crisi, alla gestione del Pnrr, mi permetto di suggerire a tutti che potrebbe essere opportuno proporre soluzioni più complesse, più elaborate, differenziate rispetto ai ruoli e ai luoghi dove la professione viene svolta».

La responsabilità dei sindaci è un nervo scoperto, lo ricorda («mio malgrado») Luigi Pagliuca, presidente della Cassa ragionieri. Quello che leggiamo sui libri non ha riscontro nella realtà. Quante aziende chiudono per mancato raggiungimento dello scopo, e nel fallimento poi qualcuno qualifica azioni che sono frequenti e comuni nel solo tentativo di raddrizzarne le sorti come «condotte predatorie o dolose”? Ma con queste regole e con questa magistratura oggi difendersi è molto problematico».

E mentre Andrea De Bertoldi (Commissione finanze della Camera, FdI) di fronte al sollecito di invertire il corso degli eventi tuona che «spesso la politica fa brutte figure per conto terzi, penso ai veti della Ragioneria sulle poste della Finanziaria e ai “niet” di Eurostat sulla qualificazione dei bonus fiscali. Quindi chiedo a voi e alle categorie di sostenerci di fronte ai poteri che impediscono alla politica di fare quello che deve essere fatto per il Paese», Ettore Rosato (commissione Affari esteri Camera, Iv) sente «il problema della mancata fiducia tra Stato e commercialisti, e non va bene. O lo Stato affida e si fida oppure sarà tutto troppo complicato. Se riusciamo a fare fronte comune con voi su questo punto un faremo salto di qualità».

Quanto alla “certificazione” richiesta ai sindaci Marcella Caradonna (presidente dell’Ordine di Milano) rileva che «il 37% delle aziende oggi è in reddito negativo e io dovrei dire se l’assetto organizzativo è adeguato o meno. Cosa vuol dire “adeguato assetto”? Nell’impresa il rischio ne è la matrice, quale è il rapporto tra rischio e adeguato assetto? Noi proponiamo che sia Uni, l’unico ente di normazione italiano, a emanare le norme tecniche, ma norme scritte da esperti, cioè noi e gli avvocati. Senza questa definizione aprire alla responsabilità dei sindaci è come andare a schiantarsi contro un muro».

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