Controlli e liti

Giustizia tributaria, ok dal Cdm: arriva il magistrato professionale

Obiettivo chiudere la riforma entro il 31 dicembre. Ma Forza Italia è già pronta a emendare il testo per togliere competenza organizzativa al Mef. Il calo delle liti riduce i giudici da 2.700 a 576

di Ivan Cimmarusti

Il Consiglio dei ministri licenzia il testo del Ddl di riforma della giustizia tributaria. La «nuova» giurisdizione, con un magistrato professionale e a tempo pieno al posto dell’attuale giudice «onorario» con impegno part-time, viaggia spedita verso il vaglio parlamentare. Un restyling «radicale» che, tuttavia, rischia il fuoco incrociato di una parte della maggioranza: Forza Italia ha già depositato un documento in cui annuncia che nel passaggio da Camera e Senato saranno richieste modifiche alla riforma, ma non sul punto centrale rappresentanto dal nuovo giudice «professionale».

Lo status del giudice

Si apre, dunque, una partita fondamentale per chiudere entro il 31 dicembre la riforma, ritenuta essenziale da Bruxelles per ristabilire ordine in una giurisdizione che da sola muove circa 40 miliardi di euro all’anno di cause. D’altronde lo dice lo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): il contenzioso tributario è «un settore cruciale per l’impatto che può avere sulla fiducia degli operatori economici, anche nella prospettiva degli investimenti esteri».

Il problema principale, infatti, è proprio questo impatto che hanno i giudicati degli «onorari» su contribuenti-imprese. L’attuale giudice è sostanzialmente una figura ibrida, in quanto la sua funzione giudicante è al 50%, considerato che i 2.700 che oggi svolgono servizio nelle Commissioni provinciali (Ctp) e regionali (Ctr) hanno un altro lavoro principale, che sia magistrato in altre giurisdizioni o professionista privato. Questa è ritenuta una delle cause di quel 40-45% di decisioni delle Ctr, che sono regolarmente annullate dalla Suprema corte, contribuendo così a intasare la già ingolfata macchina della legittimità e a creare un danno al sistema produttivo.

Il pressing politico per cambiare la riforma

Secondo il Consiglio dei ministri, presieduto dal premier Mario Draghi, la riforma messa in campo dalla Guardasigilli Marta Cartabia e dal ministro dell’Economia Daniele Franco potrebbe centrare gli obiettivi di riassetto. Con il calo dei ricorsi fiscali, cala anche l’esigenza di organico di giudici, che passa da 2.700 a 576. Il testo giunto in Cdm, inoltre, contiene solo alcune variazioni rispetto a quello passato nel preconsiglio dei ministri della scorsa settimana. Cambia il numero di bandi di concorso cui potrà partecipare il 15% degli attuali «onorari» - solo quelli provenienti dalle professioni - per assicurare la fase transitoria: saranno tre, rispetto ai due preventivati, e saranno dedicati a laureati in giurisprudenza o economia. Inoltre, è abbassata da 75 a 67 anni la possibilità accedere alle prove. Resta ferma la possibilità per 100 magistrati di altre giurisdizioni che già svolgono la funzione «onoraria» nel tributario, di passare definitivamente nel nuovo ordine giudiziario. Il pensionamento resta a 70 anni.

Adesso, però, si dovrà capire cosa accadrà nel passaggio parlamentare. In più occasioni i partiti si sono spesi verso questa riforma, anche dopo le richieste delle associazioni dei professionisti che da anni spingono verso una modifica radicale. Al Sole24Ore risultano telefonate frenetiche tra una parte degli attuali giudici «onorari» e singoli politici per intervenire sul testo del Disegno di legge governativo. Non solo: Forza Italia si è già espressa apertamente, depositando un documento in cui annuncia proprio l’intenzione di modificare il testo del disegno di legge in sede parlamentare, soprattutto per togliere la competenza organizzativa al Mef e modificare alcuni aspetti del processo.

La posizione delle associazioni dei magistrati tributari

Le stesse associazioni dei giudici tributari, inoltre, stanno cercando di sensibilizzare i più alti vertici istituzionali, nel tentativo di mitigare gli effetti della riforma sulla categoria uscente degli «onorari». Con una missiva - all’attenzione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dei presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati, del premier Draghi e dei ministri Cartabia e Franco – l’Associazione dei magistrati tributari, presieduta da Daniela Gobbi, indica i punti contesi. Si va dal nuovo «status» del giudice, alla fase transitoria, cioè quella affidata agli «onorari» per traghettare il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento, l’età pensionabile a 70 anni che taglierebbe fuori buona parte degli attuali giudici nella fase transitoria e la riduzione dell’organico.

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