Imposte

Allarme Rai per il «rischio» split payment

di Andrea Biondi

La misura era prevista nelle primissime versioni della manovra finanziaria. Nello stesso articolo si davano alla Rai due motivi per sorridere: l’esonero dai vincoli derivanti dall’inserimento di Viale Mazzini nella lista Istat “delle unità appartenenti alla pubblica amministrazione”, con tutta una serie di limiti conseguenti sulla capacità di spesa e, in aggiunta, l’esclusione della stessa Rai dai soggetti tenuti all’applicazione del meccanismo dello split payment.

La prima ha resistito, mentre la seconda ha ceduto il passo, non incontrando il favore del ministero dell’Economia. A quanto risulta al Sole 24 Ore, in seno al Mibact si starebbe comunque lavorando a una riproposizione della misura nel corso del cammino parlamentare della legge di Bilancio. Nel frattempo, i produttori televisivi stanno tentando il tutto per tutto, richiedendo con forza un intervento considerato necessario per non vanificare gli effetti del tax credit.

Per rilanciare l’allarme il presidente di Apt (l’associazione dei produttori televisivi indipendenti), Giancarlo Leone, è intervenuto con due missive dirette al ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, e, a qualche giorno di distanza, al Presidente del consiglio Paolo Gentiloni. L’alert nasce dal fatto che la manovra correttiva 2017 ha esteso anche ad altri soggetti collegati con la Pubblica amministrazione gli obblighi dello split payment, meccanismo istituito nel 2015 con la legge di Stabilità per le operazioni nei confronti degli enti pubblici. Per frenare la slavina dell’evasione dell’Iva, allora si pensò di far sì che la Pa pagata con fattura debba trattenere l’Iva per versarla direttamente all’Erario. Con il Dl 50/2017 ciò è stato previsto anche quando i soggetti passivi sono società controllate direttamente dalla Presidenza del consiglio dei ministri e dai Ministeri. Da qui l’indicazione della Rai. E da luglio la norma è operativa.

Ora però questa misura, lamenta l’Apt, cozza con il meccanismo del tax credit (valido anche sull’audiovisivo). Attualmente, infatti, i produttori sono nelle condizioni di poter utilizzare il tax credit maturato per la realizzazione delle opere audiovisive al fine di compensare i debiti Iva conseguiti all’emissione di fatture per contratti di produzione sottoscritti con Rai.

Con lo split payment viene in sostanza a mancare questo uso del tax credit (le cui aliquote sono state aumentate, in funzione di alcune caratteristiche, fino al 30%) a compensazione dei debiti. E in sostanza viene a mancare anche una sorta di autofinanziamento, a nocumento soprattutto delle società più piccole. Peraltro le attività dei produttori sono strutturalmente a debito Iva, poiché usano in modo significativo la forza lavoro (non soggetta a Iva).

Nella nota d’accompagnamento alla versione della finanziaria contenente l’esclusione della Rai dallo split payment veniva evidenziato proprio il paradosso legato la fatto che il nuovo Contratto di servizio punterà a valorizzare le società piccole e medie di produttori indipendenti. Per quanto riguarda il mancato gettito, veniva stimato sotto i 5 milioni.

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