Controlli e liti

Al contribuente la prova sul diverso ricarico

La sentenza 11717/2022 della Cassazione: va dimostrata la differente percentuale per mutamenti di mercato o dell’attività

di Laura Ambrosi

È legittimo l’accertamento fondato sul ricarico determinato dall’ufficio per un periodo di imposta differente: è il contribuente che deve dimostrare le ragioni della diversa percentuale in conseguenza a mutamenti di mercato o della propria attività. A precisarlo è la Cassazione con la sentenza 11717 del 12 aprile.

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento con cui l’Agenzia rettificava i redditi di una società con metodo analitico induttivo. Più precisamente, l’Ufficio determinava il maggior imponibile applicando delle diverse percentuali di ricarico ricostruite attraverso l’analisi di alcune fatture ritenute significative relative però a differenti periodi di imposta.

A seguito del contenzioso che ne è scaturito, i giudici di legittimità, confermando la sentenza di secondo grado, hanno evidenziato che la rappresentatività del campione merceologico è valida se fondata su fatture ed elementi forniti dal contribuente in contraddittorio.

La Cassazione ha poi ritenuto che le percentuali di ricarico accertate per un determinato esercizio, costituiscono validi elementi indiziari per ricostruire i dati di anni successivi o precedenti. La decisione, peraltro sul punto, esclude di dar seguito a un minoritario orientamento di segno contrario (ad Cassazione 1500/2020), affermando che in base alla comune esperienza, la tipologia di merci trattate e la misura del ricarico non è una variabile occasionale.

A tal proposito, è il contribuente che deve smentire la determinazione indiziaria dell’ufficio dimostrando mutamenti del mercato o della propria attività, tali da giustificare percentuali differenti.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©