Imposte

Dichiarazione Imu a fine anno: arriva il modello unificato

Con il decreto Semplificazioni slittano al 31 dicembre i termini della dichiarazione Imu, che nel frattempo evolve con il nuovo modello unificato

di Gianni Trovati

Nel suo menù parecchio eterogeneo il decreto sulle «semplificazioni fiscali» approvato dal consiglio dei ministri si occupa anche dei tributi locali. E fa slittare al 31 dicembre i termini della dichiarazione Imu, che nel frattempo evolve con il nuovo modello atteso il 16 giugno all’esame della conferenza Stato-Città. Un’altra proroga riguarda le delibere dell’addizionale Irpef, che i Comuni potranno approvare entro il 31 luglio (i bilanci preventivi restano invece per ora al 30 giugno dopo l’ultimo rinvio) avendo così più tempo per adeguare le richieste ai nuovi scaglioni ridotti da 5 a 4 con l’ultima legge di bilancio.

Il nuovo modello di dichiarazione Imu arriva all’approvazione della Stato-Città dopo un lungo periodo di gestazione per sciogliere una serie di nodi tecnici. Il modello accoglie anche i dati sulle piattaforme petrolifere, il cui obbligo però partirà dal 2023 perché i dati su 2020-21 sono già stati comunicati all’amministrazione finanziaria che li dovrà ora girare ai Comuni per le (complicate) verifiche.

Per la platea più generale dei cittadini la novità principale è rappresentata dal nuovo regime delle esenzioni Imu per le case dei coniugi residenti in due Comuni diversi per ragioni di lavoro. La dichiarazione è infatti la sede in cui la famiglia dovrà indicare la scelta di quale immobile esentare dall’Imu, con un’opzione che al momento il decreto fiscale dell’anno scorso (Dl 146/2021, articolo 5-decies) lascia nella piena libertà dei diretti interessati. La disciplina zoppica, in attesa della decisione della Corte costituzionale che sarà con tutta probabilità negativa perché il meccanismo si presta a palesi pratiche elusive (scelgo di esentare la casa con il valore catastale più alto, a prescindere da qualsiasi condizione di fatto) e soprattutto cristallizza un trattamento diverso, e peggiore, per i coniugi rispetto alle coppie di fatto, che nella stessa situazione possono continuare a esentare entrambi gli immobili (lo ha spiegato la stessa Consulta nell’ordinanza 94/2022 con cui il 12 aprile scorso ha avocato a sé la questione). Per ora la norma è però pienamente in vigore, e la dichiarazione Imu non può che prenderne atto. In ogni caso, il problema riguarderà la dichiarazione 2023 perché la norma è in vigore da quest’anno; ed è probabile che il verdetto costituzionale arrivi prima.

Un’altra novità importante riguarda gli immobili in leasing. Sul punto il modello risolve una diatriba infinita e fissa la decorrenza alla data di stipula del contratto, archiviando quindi il riferimento al verbale di riconsegna. Per questa via il fisco aderisce alla tesi della Cassazione, che in più di una pronuncia ha collegato la soggettività passiva alla durata del contratto, considerando irrilevante la data di consegna o riconsegna dell’immobile anche nell’ipotesi di risoluzione anticipata del contratto.

Sul piano delle procedure, le istruzioni tengono aperta sia la strada della presentazione del modello cartaceo sia la via digitale, prevendo in un riquadro l’impegno «alla presentazione telematica» da parte degli intermediari. In molti casi, in realtà, si potrà continuare a usare il vecchio modello, opzione considerata espressamente possibile quando i campi compilati sono comuni alla vecchia e nuova dichiarazione. Questo non succede però per esempio per i molti contribuenti che hanno potuto sfruttare le esenzioni Imu riconosciute con l’emergenza pandemica, e che sono quindi chiamati a barrare il nuovo campo 21 («Esenzione quadro temporaneo aiuti di Stato») ovviamente assente nel vecchio modello. Le nuove istruzioni introducono poi anche nell’Imu la distinzione fra dichiarazione «nuova» o «sostitutiva», da presentare quando occorre integrare o rettificare dati già dichiarati. C’è poi la possibilità di presentare una dichiarazione «tardiva», rispettando il calendario previsto per il ravvedimento operoso.

L’altra novità per il fisco locale, si diceva, riguarda l’addizionale Irpef. Che i Comuni potranno decidere quest’anno entro la fine di luglio, con un termine che si scollega da quello del bilancio (si potranno ovviamente poi effettuare le variazioni indispensabili) per dare più tempo all’adeguamento delle richieste locali ai nuovi scaglioni.

Negli enti che nemmeno così faranno in tempo a risolvere quella che evidentemente è considerata una complessa sciarada, e che l’anno scorso già prevedevano aliquote differenziate in base ai redditi, l’aliquota più alta decadrà automaticamente, e le altre quattro saranno applicate ai nuovi scaglioni.

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