Professione

Intervista / Elbano de Nuccio: «Alla nostra formazione deve essere riconosciuto il valore legale»

Candidato al Cndcec della lista «Dialogo, ascolto e concretezza»

di Maria Carla De Cesari

Anche per la professione di commercialista è emersa, negli ultimi tempi, una certa disaffezione da parte dei giovani. I rimedi?

Un giovane, per poter accedere alla nostra professione, deve affrontare un lungo percorso universitario, un tirocinio e un esame di Stato. Molto impegno per riuscire a superare una rigida selezione per poi approdare a una quotidianità del lavoro che ha perso la misura umana: per i nostri clienti trascuriamo la famiglia, gli affetti e persino la nostra salute. Come se questo non bastasse i margini sono sempre più modesti, al contrario delle responsabilità che aumentano anno dopo anno. Bisogna urgentemente invertire la tendenza. Difficile attrarre i giovani con questi presupposti, dobbiamo quindi intervenire in due precise e distinte direzioni: da una parte ampliare le aree di competenza della nostra professione dall'altra intervenire sulla qualità del nostro lavoro. Per questo, come Consiglio nazionale, promuoveremo specifiche azioni a tutela delle funzioni tradizionali e qualificanti della nostra professione e, al contempo, realizzeremo progetti innovativi in grado di offrire più opportunità di lavoro per ogni singolo iscritto. Per migliorare la qualità della vita dei nostri professionisti andrà aumentata la marginalità del lavoro che svolgiamo: l'equo compenso è solo un passo nella direzione di ciò che va realizzato. Inoltre, rappresenteremo alla politica la sproporzione delle responsabilità a cui siamo sottoposti assistendo i nostri clienti e chiederemo un intervento in tal senso. Se riusciremo in questo non solo avremo reso più attraente la nostra professione per i giovani ma avremo migliorato la qualità della vita per tutti i nostri colleghi.

Come pensa di disciplinare le specializzazioni? Ci saranno limiti per i giovani?

Le specializzazioni sono di sicuro una chiave di volta per la nostra professione e vanno realizzate senza però rischiare di danneggiare i colleghi che, ai sensi del Dlgs 139/05, sono già specializzati. Dobbiamo però rendere la formazione compatibile con lo svolgimento della professione e capace di attribuire competenze utili, ovvero spendibili nel mercato professionale. Sfruttando le potenzialità della formazione a distanza, saranno abbattuti i costi e la formazione sarà, quindi, più compatibile con le agende degli iscritti. Bisogna partire da una collaborazione con il ministero dell’Università e ricerca, unico soggetto legittimato ad attribuire valore legale al percorso di formazione che intendiamo avviare. Vi sono moltissime attività professionali che, pur non essendo previste dal nostro ordinamento, sono già oggi svolte dai nostri colleghi, le specializzazioni ci consentiranno di ricondurre alla nostra professione queste attività. Nessun limite ai giovani, non ne vedo il motivo.

È necessario, anche in relazione alle specializzazioni, stabilire delle riserve?

I fautori della liberalizzazione delle professioni fanno riferimento ai benefici di una maggiore concorrenza e quindi dei minori prezzi per i consumatori. Di fatto non è così, il vantaggio delle riserve è invece il beneficio che ne ottiene il cittadino in termini di qualità e di costo a essa relativo. In altre parole: chi pensa che un professionista ti costi troppo è perché non ha idea di quanto costerà alla fine un incompetente. Per altro l'introduzione di riserve professionali, in un mercato che offre le prestazioni di 120mila professionisti, garantirebbe comunque la concorrenza.

La formazione continua: pensa a modifiche per sburocratizzare questo obbligo?

Va superata l'eccessiva duplicazione di una formazione necessaria oltre al mantenimento dell'iscrizione all'Albo anche ai numerosi elenchi esterni all’Ordine. Dobbiamo sburocratizzare la formazione continua, ponendo una maggiore attenzione alla valutazione dei percorsi formativi, cioè verificare la loro coerenza, efficacia e impatto. Diamo una formazione che sia utile per acquisire lavoro. A tal fine, si potenzierà la piattaforma della formazione a distanza, con una selezione di webinar gratuiti da offrire agli iscritti. Semplificazione è il driver: chi stabilisce norme e regolamenti dovrebbe sempre tenere a mente che i costi dell'inutile burocrazia ricadono sempre sugli iscritti.

Il rapporto con le Casse professionali di riferimento: quale ruolo secondo lei dovrebbe esercitare a sostegno della professione?

Le Casse già oggi svolgono un’importante funzione di welfare attivo: iniziative volte proprio a sostegno degli studi. In questo senso sarebbe auspicabile un più intenso dialogo perché attraverso lo scambio continuo di idee e la condivisione di progetti, è possibile identificare quali azioni, se intraprese, possono giovare a tutti, senza dissipare energie ed evitare inutili sovrapposizioni.

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