Controlli e liti

Leo: rinvio per l’uscita dei giudici tributari

Il viceministro dell’Economia al convegno Amt annuncia un anno di proroga per la parte ordinamentale della riforma che da gennaio obbligherebbe i giudici con 74 anni a lasciare l’incarico

di Maria Carla De Cesari

Un anno di proroga per la parte ordinamentale della riforma del processo tributario che da gennaio obbligherebbe i giudici che hanno compiuto 74 anni a lasciare l’incarico. Lo ha annunciato il viceministro delle Finanze, Maurizio Leo, durante l’incontro a Orvieto promosso dall’Associazione giudici tributari, l’Amt. I giudici sollecitano il cambio di rotta rispetto alla riforma adottata con la legge 130/22.

Tante le questioni su cui i giudici tributari fanno appello al governo, ma quella più urgente consiste nel bloccare il meccanismo progressivo per abbassare l’età dei giudici. «Molte Corti di giustizia – ha denunciato Daniela Gobbi, presidente di Amt – si trovano già in difficoltà nel formare i collegi. Colpa delle dimissioni e delle uscite da gennaio. Calcoliamo che nel giro di tre anni gli organici dei giudici tributari quasi si dimezzeranno».

Ora si tratta di fare presto e di trovare un veicolo legislativo per fermare il meccanismo delle uscite obbligate. Su questo si è trovato d’accordo anche Luciano D’Alfonso, Pd, che nella scorsa legislatura è stato il relatore della riforma, mantenendo sempre il confronto e il dialogo aperti.

Il viceministro Leo, in video collegamento, ha promesso anche un intervento teso a valorizzare le professionalità degli attuali giudici non togati. «La giurisdizione tributaria – ha detto Leo – non è una Cenerentola, visto che si occupa di aspetti rilevantissimi per lo Stato. L’obiettivo è non disperdere le professionalità». Un passaggio che è stato sottolineato da un caloroso applauso dell’uditorio.

Le partite che i giudici tributari vorrebbero riaprire sono numerose e rilevanti: si va dal trattamento economico, giudicato inadeguato e ancora più penalizzante dopo la riforma, al sistema delle coperture obbligate per i posti scoperti. Su tutte, la questione dell’autonomia e dell’indipendenza che non è garantita finché la competenza della giustizia tributaria è al ministero dell’Economia. Ma su questo si attende la pronuncia della Corte costituzionale dopo l’ordinanza di rimessione della Corte di giustizia di Venezia, la 408/22.

Maurizio Leo ha preannunciato norme correttive anche sulla parte processuale della legge 130/22 attraverso la legge delega di riforma fiscale che sarà presentata a gennaio/febbraio. Leo ha sottolineato come le misure previste nel Ddl di Bilancio siano preparatorie di un nuovo rapporto tra Fisco e contribuenti. Nell’immediato vengono incontro – ha spiegato Leo – alle difficoltà finanziarie dei contribuenti, che faticano a tenere il passo con versamenti, sanzioni e interessi. «Il nostro sistema sanzionatorio – ha sottolineato Leo – è sproporzionato: per la dichiarazione Iva infedele si paga dal 120 al 240% in più. Nella legge di Bilancio – ha insistito – non ci sono condoni, poiché l’imposta va sempre pagata. Per il futuro va cambiata l’attività di accertamento. Per i grandi contribuenti si deve dare spazio alla cooperative compliance rispondendo ai dubbi sulla base imponibile; per i piccoli su deve arrivare a un concordato preventivo biennale valorizzando i dati contenuti in tutti gli archivi dell’Agenzia».

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