Professione

A ottobre arriva la nuova «call» per le aree urbane

di Sergio Praderio

È attesa nel mese di ottobre la pubblicazione del quarto bando («call») del programma europeo Urban innovative actions («Uia») che, nel periodo 2014-2020, mette a disposizione 372 milioni di euro per progettare e sperimentare soluzioni innovative in risposta alle maggiori criticità che caratterizzano le aree urbane europee.

Oltre il 70% della popolazione totale dell’Unione europea (circa 360 milioni di persone) vive infatti in città, paesi e periferie urbane caratterizzate da una serie di problemi legati all’occupazione, ai fenomeni migratori, allo sviluppo demografico, all’utilizzo delle acque e all’inquinamento del suolo. Sono luoghi nei quali i cambiamenti avvengono su larga scala e velocemente. Molto spesso, però, i comuni non dispongono delle risorse necessarie per andare oltre le politiche e i servizi tradizionali e finanziare progetti innovativi, caratterizzati da un più elevato livello di rischio.

Uia ha l’obiettivo di superare questo ostacolo, mettendo a disposizione risorse per realizzare iniziative mai provate prima, nuove idee e soluzioni che possano contribuire a ridurre il disagio di chi vive nelle aree urbane. I potenziali beneficiari del programma sono i comuni con almeno 50mila abitanti o i raggruppamenti di comuni che superano tale soglia dimensionale. Trattandosi di progetti complessi, gli enti locali possono, però, coinvolgere altri soggetti che contribuiscano con la loro conoscenza ed esperienza specifica: imprese private, associazioni, organizzazioni, istituti di ricerca, Ong, agenzie.

Bologna, Milano, Pozzuoli e Torino sono tra le città europee che si sono aggiudicate i fondi Uia in passato. I progetti devono essere fortemente innovativi, partecipativi, di buona qualità, con risultati misurabili e trasferibili, realizzabili cioè in altre aree urbane. Il programma finanzia l’80% delle attività previste dal progetto, fino ad un importo massimo di cinque milioni di euro.

I temi oggetto del prossimo bando sono:

•la transizione digitale, con l’obiettivo di digitalizzare i servizi pubblici per migliorarne la qualità e renderli meno costosi e per consentire una più agevole comunicazione tra cittadini e autorità locali;

•l’uso sostenibile della terra, per un’economia locale più “verde”, più efficiente sotto il profilo dell’utilizzo delle risorse e più competitiva, che aiuti a creare nuovi posti di lavoro e lo sviluppo economico, attraverso la produzione e la consegna di nuovi prodotti e servizi, che valorizzino il capitale naturale anziché esaurirlo;

•la povertà urbana, per affrontare, tra gli altri, i problemi dei senzatetto, della segregazione sociale, educativa e spaziale, della povertà energetica e della povertà infantile, della sicurezza alimentare e nutrizionale, dell’integrazione sociale dei Rom, dell’accesso ai servizi sociali, educativi e all’assistenza sanitaria;

•la sicurezza urbana, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita e consentire lo sviluppo economico, intervenendo, tra gli altri, attraverso la pianificazione degli spazi urbani («security by design»), la raccolta di informazione sui crimini non denunciati, il «capacity building» delle comunità locali, la cybersecurity.

Ogni ulteriore dettaglio e le istruzioni complete e definitive per parteciparvi saranno incluse nella documentazione («terms of reference») che sarà resa disponibile nel mese di ottobre.

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