Controlli e liti

Rimborso a ostacoli, c’è anche il rischio-prescrizione

di Carlo Marroni

L’annuncio che si andava chiudendo un contenzioso lungo un ventennio arrivò a poche ore dal ricevimento annuale dei Patti Lateranensi, presente il presidente Napolitano e una schiera di cardinali. Era il 2012 e fu proprio Mario Monti ad annunciare un emendamento in cui si definiva l'annosa questione della tassazione degli immobili della Chiesa, che finalmente sarebbe stata introdotta. Ma senza colpire le aree dedite (davvero) al culto, alla solidarietà e all'insegnamento, a patto che le rette fossero al di sotto di una soglia prestabilita. Insomma, un cambio di passo rispetto all'esenzione precedente, nata nel 1992, che troppo spesso lasciava spazio ad abusi, specie nel campo alberghiero. Prendiamo un vecchio convento: bastava fosse conservata una cappellina nell'androne ed ecco che l'albergo a quattro stelle, nel frattempo nato e tirato al lucido, per il fisco retrocedeva ad ostello per i pellegrini. Questo aveva scatenato denunce a non finire, specie a Roma, ma poi la protesta era dilagata anche nel campo scolastico. Ma con la norma-Monti – cui aveva collaborato Enzo Moavero, allora con la delega Ue – e l'accordo della Cei presieduta dal cardinale Bagnasco, si componeva uno scontro arrivato fino a Bruxelles. Un vanto per Monti, percepito come “laico”, ma che di fatto invece è stato l'ultimo premier a frequentare assiduamente il mondo vaticano. Una decisione che ha retto anche nel 2016, ma che la Corte di giustizia oggi rimette in discussione, anche se solo per il quinquennio antecedente il 2012. A parlare per la Chiesa è monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei: «Le attività potenzialmente coinvolte sono numerose e spaziano da quelle assistenziali e sanitarie a quelle culturali e formative; attività che non riguardano semplicemente gli enti della Chiesa». Il numero due della Cei ricorda: chi fa attività commerciale deve pagare, «senza eccezione e senza sconti. Ma è necessario distinguere la natura e le modalità con cui le attività sono condotte. Una diversa interpretazione comprometterebbe tutta una serie di servizi, che vanno a favore dell'intera collettività», comprese le Caritas. Le cose dal 2012 sembrano cambiate abbastanza, ma ora su un intero comparto sembra pendere la spada di un rimborso, sulla cui effettiva realizzazione al momento sorgono dubbi, tra cui la prescrizione. Servirebbero molti passaggi da Bruxelles a Roma, tutti complessi, e la “sostenibilità” politica di una decisione di questo tipo non sarebbe certo neutra. Molte piccole scuole paritarie che hanno una gestione che copre a malapena le spese potrebbero chiudere i battenti, con ripercussioni sul territorio (la Cei per legge in questi casi non può intervenire usando l'8 per mille). Le scuole paritarie cattoliche in Italia sono circa 8mila (i due terzi del totale), di cui più della metà nelle regioni settentrionali e in particolare in Lombardia.

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