Controlli e liti

La riforma fiscale può limitare i controlli su aspetti burocratici

Va stabilito che le nuove interpretazioni restrittive valgono solo per il futuro

di Primo Ceppellini, Roberto Lugano

La progressiva trasformazione degli incentivi fiscali da detassazione del reddito a credito di imposta pone questioni che anche la riforma fiscale potrebbe affrontare. Ci sono infatti problemi di certezza nell’applicazione delle norme e di rischio fiscale per gli operatori, come la vicenda del credito per ricerca e sviluppo (R&S) nel caso del software dimostra. Purtroppo, ogni volta che vengono pensate nuove agevolazioni si sviluppano le stesse fasi:

- si varano norme che spesso sono molto scarne nei contenuti;

- si cerca di delinearne l’applicazione con interpretazioni che in molti casi arrivano a distanza di tempo e a benefici già ottenuti;

- nella prassi si verificano comportamenti corretti (la grande maggioranza) e casi di uso distorto dei benefici concessi (fino alle frodi);

- i controlli dell’Agenzia diventano via via più restrittivi per colpire gli utilizzi indebiti;

- vengono introdotte sanzioni eccessive, pur di creare un effetto deterrente, che però colpiscono anche operazioni già effettuate da contribuenti onesti in buona fede.

A ciò si accompagna una produzione incessante di interpretazioni (ma anche di giurisprudenza): si pensi, nel caso del software, alle posizioni delle Entrate e del Mise, alla distinzione tra novità agevolabili come R&S e innovazioni di processo, ai richiami alla prassi internazionale, ai manuali di Frascati o di Oslo.

Per arrivare, infine, alle categorie del credito non spettante e del credito non esistente, che hanno effetti ben diversi, soprattutto in campo penale, la cui individuazione è spesso lasciata alle decisioni dei giudici.

Ma può una riforma fiscale intervenire anche su questi aspetti? Alcuni spunti si possono trovare nel Ddl delega, che tra i vari obiettivi indica:

- assicurare l’unicità, la contestualità, la completezza, la chiarezza e la semplicità dellle norme;

- aggiornare e semplificare il linguaggio normativo anche per adeguarlo a quello degli atti della Ue.

Sicuramente non basta: tutto il comparto delle agevolazioni per le imprese potrebbe essere racchiuso in un codice specifico: anche se ogni bonus ha il suo ambito di applicazione, è possibile stabilire regole comuni per modalità di fruizione, modulistica, indicazione in dichiarazione, e tutti gli altri aspetti pratici.

Le regole per accertamenti, controlli e sanzioni dovrebbero invece – seguendo le indicazioni delle commissioni parlamentari – rientrare nel codice dedicato a questi temi. Ma non sarebbe male prevedere regole preventive di indirizzo, stabilendo, ad esempio, che i verificatori debbano concentrarsi su recuperi per assenza di sostanza e non sui cavilli e che le interpretazioni restrittive, non scaturenti dal dato letterale della norma, valgano per il futuro.

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