Professione

Studi di settore, professionisti ancora fuori dal «premiale»

di Mario Cerofolini e Gian Paolo Ranocchi

Accesso al regime premiale per il 2017 (redditi 2016) ancora out per i professionisti. Dall’incontro di mercoledì tra Entrate e organizzazioni di categoria, oltre ad essere stati comunicati i dati relativi al 2015 (si veda Il Quotidiano del Fisco di ieri ), si sono gettate le basi in vista del provvedimento atteso nei prossimi giorni relativo alla disciplina d’accesso al regime premiale per l’annualità d’imposta 2016 per i contribuenti soggetti agli studi di settore.

Le previsioni per il 2016

Per il periodo d’imposta 2016, i criteri utilizzati per l’approdo ai benefici previsti, dovrebbero essere quelli già applicati per il 2015.

Dalle prime indiscrezioni emerse non si dovrebbero registrare, però, per il 2016, ulteriori “allargamenti” a nuovi soggetti rispetto all’annualità precedente; contrariamente agli altri anni, in cui il numero dei possibili beneficiari era destinato a salire, quest’anno la platea dovrebbe rimanere più o meno stabile.

Potranno così accedere, al solito, i contribuenti congrui, coerenti e normali (su tutti gli indicatori previsti) alle risultanze degli studi di settore, che applicheranno uno dei 155 modelli che con buona probabilità saranno designati quali possibili beneficiari del regime. Quest’anno, dunque, il numero di studi a premiale sarà addirittura inferiore rispetto al 2015 (erano 159) dovuto all’aggregazione di alcuni studi di settore (nel 2016 sono in tutto 193 anziché i 204 dell’annualità precedente), tra quelli che prevedono:

quattro delle seguenti tipologie di indicatori di coerenza economica: efficienza e produttività del fattore lavoro, efficienza e produttività del fattore capitale efficienza di gestione delle scorte, redditività, struttura;

tre delle tipologie tra quelle sopra riportate e che al tempo stesso prevedono l’indicatore «indice di copertura del costo per il godimento di beni di terzi e degli ammortamenti».

I professionisti

Nessun beneficio, quindi anche per quest’anno dovrebbe essere riservato alle categorie professionali che continueranno a rimanere a bocca asciutta per il sesto anno di fila. Per costoro non resta che attendere l’anno prossimo, nella speranza che il passaggio agli Isa (indicatori sintetici di affidabilità) possa garantire, nel rispetto dei requisiti che saranno previsti, un accesso possibile a tutte le categorie di lavoro (ivi compreso il comparto della professioni), in nome di quella compliance che dovrebbe ispirare la nuova metodologia di controllo destinata, nel prossimo futuro, a sostituire definitivamente gli studi di settore.

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