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Superbonus, la Ue dà quattro stelle ma costi da verificare

di Giorgio Santilli

Il superbonus italiano merita un giudizio da quattro stelle su cinque ma per avere la quinta stella dovrebbe garantire che il rapporto fra costo e impatto (in termini di efficientamento energetico) sia effettivamente positivo per il contribuente italiano.

È quanto sostiene l’Osservatorio europeo sul settore delle costruzioni che a fine 2021 ha redatto un Rapporto sulla detrazione fiscale e sulla cedibilità del credito, evidenziandone il positivo impatto sulle politiche di efficientamento energetico e sottolineando il successo avuto in termini di adesione (in particolare viene rimarcato che il 71% del budget è stato già impegnato). Una misura fiscale pensata in funzione della crescita che funziona effettivamente.

L’Osservatorio europeo ha anche suggerito alcune misure di estensione dell’incentivo che, almeno parzialmente, sono state poi effettivamente adottate con la legge di bilancio 2022: anzitutto, la proroga dello sgravio fiscale al 2023; poi le semplificazioni procedurali e di comunicazione già adottate con il decreto legge 77/2021 (che andrebbero rafforzate); infine l’estensione degli sgravi fiscali ad altre categorie di edifici, diversi dal residenziale, come per esempio gli hotel. Per questa categoria, come è noto, è stato poi approvato uno sgravio fiscale dell’80 per cento.

La raccomandazione europea si spinge oltre, su questo punto, sostenendo che andrebbe allargato il range di edifici ammessi al bonus piuttosto che restringere l’agevolazione a specifiche categorie.

Su altre due questioni poste dall’Osservatorio non c’è ancora risposta a livello nazionale: trovare una misura dell’efficientamento energetico più efficace rispetto all’avanzamento di due classi energetiche previste oggi; e trovare il modo per assicurare che «la valutazione dell’intervento sia fatta da imprese efficienti e affidabili». Qui si affaccia il tema della qualificazione delle imprese più volte posto da Ance.

Ma la ragione che impedisce al superbonus di avere la quinta stella attiene a un’altra questione che dovrebbe essere pienamente affrontata: bisognerebbe verificare la sostenibilità dell’incentivo sul fronte della spesa «per assicurare che il rapporto fra costo e impatto della misura sia effettivamente positivo per il contribuente italiano». Un’osservazione che si ritrova nella conclusione dell’analisi, quando si pone il tema della trasferibilità di questa misura ad altri Paesi Ue. «L’aliquota dello sgravio fiscale e il budget di spesa del modello Superbonus potrebbero non calzare per altre nazioni - osserva il Rapporto che, tuttavia, ritiene che - il concetto base dello sgravio fiscale è comunemente applicato nella Ue 27».

La struttura del superbonus «è quindi prontamente trasferibile». Per farne un modello europeo, però, i governi nazionali dovrebbero cimentarsi sulla considerazione-chiave: «definire un’appropriata aliquota dello sgravio fiscale e un budget accettabile per il proprio contesto nazionale».