Imposte

Bonus casa e crediti bloccati, le banche provano a riaprire

Avanza la moral suasion del Governo su intermediari finanziari e assicurativi, in attesa delle prossime soluzioni della commissione Finanze della Camera

Dopo gli annunci, qualcosa comincia a muoversi. Sono solo i primi segnali, che dovranno trovare conferma nei prossimi giorni, ma dal mondo bancario, dopo settimane di stallo completo, venerdì 24 marzo sono arrivate diverse indicazioni di riapertura del mercato della cessione dei crediti. Non sarà una riapertura incondizionata, che riporterà cioè il calendario indietro di un paio d’anni, ma sta prendendo forma uno sblocco mirato che consenta di superare l’impasse nella quale sono finite migliaia di imprese e di cittadini.

È il risultato dell’attività di moral suasion messa in campo dal Governo in queste settimane, alla quale giovedì il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha fatto riferimento, evocando la soluzione allo studio per gli esodati del superbonus. Il suo potenziale è stato misurato dal direttore dell’agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, poco meno di un mese fa davanti ai deputati della commissione Finanze della Camera: 17,4 miliardi per banche e assicurazioni. Va detto che si tratta di un numero teorico, che misura il potenziale di compensazione di tutto un mercato, non considerando che alcuni soggetti potrebbero legittimamente non essere interessati a comprare crediti. La capacità di acquisto reale, insomma, sarà probabilmente più bassa. Stime prudenziali porterebbero la cifra intorno ai 5-6 miliardi, ma si potrebbe anche salire, alla luce della corsa alle opzioni di sconto e cessione in scadenza il 31 marzo.

Intanto, sono ore decisive per comporre il quadro degli emendamenti mancanti alla legge di conversione del decreto 11/2023, in discussione in commissione Finanze alla Camera (relatore: Andrea de Bertoldi). Resta sul tavolo l’ipotesi di accompagnare alla moral suasion un intervento normativo che favorisca lo sblocco dei crediti: non sono totalmente accantonate sia la soluzione degli F24, promossa da Abi e Ance, che quella di consentire la conversione dei crediti non compensati in titoli di Stato. Mentre perde quota, perché richiederebbe tempi troppo lunghi, il progetto di attivare una piattaforma dalla quale far transitare le cessioni.

Tornando alle banche, le prime aperture formali arrivano da due istituti. Il primo è Banco Bpm che - fanno sapere dalla banca - «ha impegni all’acquisto di crediti fiscali già sottoscritti che al momento permettono una cauta apertura a nuove operazioni». Si tratta, appunto, di uno sblocco limitato e selettivo più che di una riapertura indiscriminata. Da Crèdit Agricole, invece, fanno sapere di essere pronti ad aprire non appena si saranno definite le nuove regole.

Informalmente, però, la lista dei potenziali acquirenti convinti dal Mef a rientrare in pista sarebbe molto più lunga e comprenderebbe almeno altri 4-5 soggetti. Quello di Intesa Sanpaolo è tra i nomi che girano con più insistenza tra coloro che avrebbero risposto alla chiamata. Dalla banca confermano l’attenzione al tema, ma sottolineano anche come la capacità fiscale massima sia ormai esaurita (Intesa è il soggetto che in assoluto, con circa 16 miliardi, ha comprato più crediti finora). Resta da capire se l’evoluzione normativa consentirà di aprire spiragli: qualche spazio, ad esempio, si potrebbe creare utilizzando la leva delle quarte cessioni, già molto usata nei mesi scorsi dall’istituto.

Anche Unicredit è tra i soggetti che potrebbero entrare nella gestione di nuove pratiche, sebbene per adesso non confermi ufficialmente alcuna riapertura: «Abbiamo già acquisito - fanno sapere - oltre 5 miliardi di crediti e stiamo lavorando allo smaltimento di tutte le pratiche di impegno che abbiamo preso. Inoltre, stiamo lavorando al processo per far partire la quarta cessione, che consente di fatto alle banche di utilizzare anche la capienza fiscale delle imprese per acquisire crediti».

C’è, poi, il capitolo delle società partecipate: qui l’obiettivo più ambizioso è la riapertura del canale di acquisti di Poste, sul quale però per adesso non risulta nulla di concreto. Cassa depositi e prestiti, poi, circa un anno fa aveva messo a punto una piattaforma per rientrare sul mercato degli acquisti di crediti legati ai bonus edilizi (si veda Il Sole 24 Ore del 20 maggio), comprando però solo da imprese: l’operazione si è fermata, a causa delle grandi incertezze del contesto normativo. L’infrastruttura per ripartire, insomma, oggi sarebbe già pronta e non è un mistero che dal Governo abbiano sondato anche Cdp. Che, comunque, ufficialmente smentisce ogni apertura.

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