Professione

Ddl equo compenso: anche le Casse dell’Adepp temono l’effetto dumping

Il presidente dell’associazione delle Casse di previdenza dei professionisti condivide l’allarme lanciato dal senatore Nannicini presidente della Commissione che vigila sugli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

di Federica Micardi

Il Ddl sull’equo compenso preoccupa anche l’Adepp, l’associazione che rappresenta le Casse di previdenza dei professionisti.

Secondo il presidente Adepp Alberto Oliveti non si può ignorare l’allarme lanciato venerdì scorso dal senatore Tommaso Nannicini presidente della Commissione che vigila sugli enti di previdenza privati. Oliveti sottolinea il fatto che Nannicini «ha una visione sistemica del lavoro autonomo libero-professionale» e se lancia un allarme sui possibili effetti sfavorevoli sulle Casse pensionistiche private delle norme sull’equo compenso è giusto condividere la sua preoccupazione sul rischio di dumping tariffario.

Il casus belli riguarda il sistema sanzionatorio previsto per i soli iscritti agli Ordini che accettano compensi sotto la soglia dei parametri, nessuna sanzione invece è prevista per le società di servizi o per i professionisti non ordinistici. Una discriminazione pericolosa, anche per il presidente di Cassa dottori commercialisti, che venerdì scorso ha parlato di rischio boomerang.

Sono sempre più numerose le voci contrare al Ddl 2419, in discussione in commissione Giustizia del senato (che ne discuterà oggi), a difendere l'attuale testo sono rimasti solo avvocati (Cnf, Onf, Cassa forense, contraria Anf) e Professioni Italiane, l'associazione che racchiude le rappresentanze professionali del Comitato unitario delle professioni e della Rete delle professioni tecniche, che ne auspicano l'approvazione per sancire il principio di un equo compenso per i professionisti.

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