Professione

Biino: il Notariato pronto a riscrivere le tutele su casa, arte e persone fragili

Il presidente del Consiglio nazionale dei notai, Giulio Biino, parla delle proposte per promuovere le riforme giuridiche dettate dalle dinamiche sociali. A Roma si apre il congresso

di Maria Carla De Cesari

Il Notariato promotore di cambiamenti giuridici mossi dalle esigenze e dalle dinamiche della società. In questa chiave il 56° congresso nazionale di categoria che si apre oggi a Roma (centro congressi Cavalieri Waldorf Astoria, da questo pomeriggio fino a sabato) innesta innovazione giuridica su valori della nostra tradizione: «Casa, cultura, persona: un capolavoro italiano». A Roma sono attesi 1.500 notai, quasi un terzo della professione.

Giulio Biino, da qualche mese alla guida del Consiglio nazionale, che effetto fa una partecipazione così elevata?

C’è soddisfazione. È il primo congresso in presenza dopo il Covid. I congressi sono sempre l’occasione per incontrarsi tra colleghi, scambiare impressioni, esperienze. Il fatto che il luogo sia Roma facilita le presenze.

Roma caput mundi anche per il Notariato. Ma l’adesione così massiccia ha anche altri significati?

Credo che tra le motivazioni ci siano i temi scelti, l’approccio propositivo che vogliamo sottolineare. Questa consiliatura vuole essere inclusiva: ho girato tutta l’Italia, da Sciacca a Pordenone, per sottolineare la nuova fase della politica di categoria.

Il Congresso di Firenze del 2019 ha fatto emergere il malessere del Notariato: la crisi dei fatturati, la concorrenza sleale di alcuni iscritti, le difficoltà dei giovani. Siamo ancora in quella situazione?

Purtroppo quel malessere non è superato, continuano a esserci sacche di lavoro esagerato rispetto a giovani, e non solo, che faticano a coprire le spese e ad avere un reddito dignitoso.

Allora che cosa è cambiato?

In questo momento c’è speranza, ci stiamo riprendendo dalla pandemia, c’è un nuovo governo del Notariato e del Paese. Tutto questo suscita aspettative.

Che cosa chiede il Notariato al governo?

Ci aspettiamo maggiore attenzione alle professioni come corpo intermedio imprescindibile. Crediamo che uno dei primi atti dovrà essere la legge sull’equo compenso che dimostrerebbe sensibilità rispetto al rendiconto delle professioni.

L’equo compenso va cambiato, soprattutto in quella parte che punisce il professionista destinatario di un compenso non equo?

Concordo. Poi va anche rivisto il riferimento: non solo i grandi player, banche, assicurazioni e imprese di maggiore dimensioni.

Veniamo ai temi del congresso. Giovani e casa.

Se fino a ieri l’obiettivo era la proprietà, oggi è soprattutto l’utilizzo, specie per i più giovani, di una casa ben collegata ai servizi e che si possa abitare assieme ad altri. C’è bisogno di condivisione, socialità, ripartizione dei costi. Occorre rimodulare il diritto di proprietà: cointestata con regolamento della comunione; turnaria; temporanea. Così come vanno rivisti i contratti di finanziamento privilegiando rimborsi a rate crescenti con l’aumentare del reddito del mutuatario, e periodi di preammortamento lunghi.

Come si può garantire sviluppo e certezza nel mercato dell’arte, anche nelle forme più tecnologiche?

Il mercato è penalizzato da incertezza e da una fiscalità più onerosa che all’estero. Occorre fare emergere il mercato e renderlo trasparente, evitando l’uscita di opere e di capitali dai confini, mentre occorre facilitare l’ingresso di risorse dall’estero. Tra i rimedi la riduzione Iva sulle vendite di opere d’arte, armonizzando l’aliquota a quella degli altri Stati. L’autentica notarile può garantire le opere di artisti viventi, con un registro su blockchain gestito dal Notariato. Il registro, consultabile, potrebbe tracciare i passaggi di proprietà, con certezza della titolarità. Inoltre è possibile la creazione di Nft rappresentativi di “quote di diritto” sull’opera e trasferibili.

Lei pone molta attenzione anche alla tutela dei caregiver.

Il rapporto di cura opera in famiglie in cui almeno un componente si dedica solo alla persona debole. È vulnerabile il nucleo, non solo il singolo. La politica dovrebbe quindi tutelare la famiglia. Quanto al ruolo del notariato si può lavorare a una riforma della volontaria giurisdizione in merito alla partecipazione ad atti di natura patrimoniale di soggetti con capacità ridotta. Tra l’altro la nostra competenza è già stata riconosciuta dalla riforma Cartabia, in base alla quale siamo facilitatori, al pari dei giudici. Il riconoscimento nella volontaria giurisdizione non è una vittoria del Notariato, ma una vittoria del Paese attraverso i notai, visti i carichi eccessivi dei magistrati.

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