Professione

Attuari a congresso: «Spazi professionali in forte crescita»

di Redazione romana

Ricercatissmi per lavorare alle sfide della sostenibilità del welfare o alla gestione sempre più complessa dei rischi nelle assicurazioni, nella finanza e nelle imprese, gli attuari sono oggi tra le professioni più richieste. Con la domanda in arrivo dal mercato del lavoro che supera l’offerta di professionisti, tanto che in Italia questa categoria è praticamente a «disoccupazione zero», come ha ricordato ieri il presidente del Consiglio nazionale Giampaolo Crenca aprendo la prima giornata del congresso nazionale della categoria (che durerà fino a domani). Un incontro per provare a tracciare l’identikit dell’attuario del futuro: sempre più manager e sempre più in grado di mettere le proprie competenze al servizio di nuovi settori dell’economia e della finanza privata e pubblica e dello stato sociale sfruttando anche le potenzialità dei big data e del digitale. E con un occhio all’attualità come nel caso della riforma della Fornero con «quota 100»: gli attuari, pur favorevoli a forme di flessibilità in uscita, ieri hanno ricordato che qualsiasi intervento, a cominciare dall’anticipazione dell’età pensionabile, genera squilibri e quindi costi che devono trovare una copertura. Ma gli esempi di scelte politiche che hanno generato o rischiavano di generare disastri ne sono numerosi, dalla mancata riforma della tariffa Rc Auto per favorire il Sud alla «norma Bersani sulle assicurazioni che ha distrutto il bonus/malus». «La politica - ha detto Crenca - dovrebbe consultarci per evitare di andare a sbattere e conoscere gli effetti delle sue proposte. Noi possiamo dare le alternative A, B e C, poi sceglieranno, avendo consapevolezza degli effetti».

Nel mondo gli attuari sono circa 100mila, in Europa viaggiano verso i 24mila, in Italia sono 1.013 (il 57% di età inferiore a 45 anni, il 42% donne), ma il numero è «destinato inevitabilmente a crescere nei prossimi anni, sull’onda dello sviluppo della professione con particolare riferimento alla gestione dei rischi, in particolare quelli aziendali, ai fondi sanitari, all’evoluzione dei mercati assicurativi, previdenziali e finanziari», ha aggiunto Crenca. Oggi la fetta maggiore di attuari è assorbita dal mondo delle assicurazioni (45%), dalla previdenza e dai fondo sanitari (16%), dalla libera professione (13%), mondo finanziario e autorità di vigilanza (entrambe al 5%), mentre le altre professioni assorbono il resto dei professionisti che per fregiarsi del titolo di attuario deve essere iscritto all’albo. Presenze nei settori che in futuro dovrebbero cambiare in termini di quote relative con le assicurazioni in calo (35%) a fronte di una crescita di professionisti nel mondo delle pensioni e dei fondi sanitari (22%) e della finanza (9%) oltre che delle imprese non finanziarie (8%) con la specializzazione in Enterprise risk management. E con le frontiere del digitale e dei big data ad accompagnare sempre di più questa professione soprattutto nel mondo assicurativo).

«L'attuario aveva già un volto nuovo. Con questo Congresso - ha detto Crenca - si proietta verso nuovi spazi professionali, verso la partecipazione alla governance di enti e imprese, verso la gestione manageriale dei grandi rischi che minacciano le economie, in uno scenario che vedrà gli attuari in Italia e nel mondo sempre più protagonisti dei destini della società».

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