I temi di NT+Le massime di Cassazione

Cassazione, le sentenze su svalutazione partecipazioni, regime del margine e spese di manutenzione

di Luca Benigni e Ferruccio Bogetti

Spese di manutenzione, l’impresa sceglie come dedurle

Ai fini della determinazione del reddito d’impresa, le spese sostenute per la manutenzione, la riparazione, la trasformazione e l’ammodernamento dei beni strumentali sono deducibili nel limite del cinque per cento del loro costo complessivo senza che rilevi l’eventuale carattere eccezionale delle stesse. In virtù del comma 6 dell’articolo 102 del Tuir, l’imprenditore può sempre scegliere tra due opzioni. La prima, cioè la loro capitalizzazione ad aumento del costo ammortizzabile del bene strumentale. La seconda, cioè la loro deduzione immediata entro i limiti quantitativi fiscalmente prefissati, ossia la deduzione per un importo non superiore al cinque per cento del costo complessivo dei beni ammortizzabili risultanti all’inizio dell’esercizio e la deduzione dell’eccedenza in quote costanti nei successivi cinque esercizi.

Cassazione, ordinanza 5007/2022

Sì al regime del margine per gli autoveicoli per trasporto di persone se ci sono i requisiti

Il regime del margine, utilizzato in occasione di una cessione impone, da una parte, il rispetto dei requisiti oggettivi, fissati nel caso di veicoli destinati al trasporto di persone o cose dall’aver percorso almeno seimila chilometri e dal decorso del termine di sei mesi dalla prima immatricolazione. Dall’altra, quelli soggettivi, ovvero che l’acquisto sia stato effettuato da un privato consumatore, oppure da un soggetto che non ha potuto detrarsi l’Iva. Infatti la ratio della norma è quella di evitare le doppie imposizioni e le distorsioni della concorrenza tra soggetti passivi nel settore dei beni d’occasione e/o di antiquariato, che potrebbe invece emergere se il soggetto passivo rivenditore dovesse comunque assoggettare ad Iva l’intero prezzo anche nel caso in cui quello originariamente corrisposto fosse comprensivo dell’Iva già assolta a monte dal soggetto che non ha potuto detrarsela.

Cassazione, ordinanza 5014/2022

Il giudice motiva il rigetto della perizia dei costi esclusi dall’induttivo puro

In caso di opposizione all’accertamento basato sul metodo induttivo puro, la perizia, prodotta in giudizio dal contribuente per fare emergere le componenti negative non conteggiate dall’Amministrazione, non può essere disattesa con motivazioni apodittiche dal giudice tributario. Pur avendo la perizia valore di mero argomento di prova che dà luogo a semplici indizi, il giudice tributario deve sempre esporre precisamente le ragioni per cui la ritiene non corretta e/o non convincente se intende confutarla.

Cassazione, ordinanza 5177/2022

Lucro cessante e danno emergente tassano la svendita delle azioni del socio di minoranza

Non può essere interamente assoggettato a tassazione l’importo del risarcimento danni conseguente all’accordo transattivo intervenuto per la causa avviata dal socio di minoranza, costretto alla cessione a prezzo vile delle azioni di sua proprietà quale conseguenza del rilevante aumento di capitale deliberato dai soci di maggioranza. Il realizzo della plusvalenza, emergente quale differenza tra il prezzo di acquisto e quello di rivendita, è tassabile ai sensi dell’articolo 67 del Dpr 917 del 1986 a titolo di lucro cessante, mentre il residuo importo rilevante quale danno emergente non è assoggettabile a tassazione ai sensi dell’articolo 6 del Dpr 917 del 1986.

Cassazione, sentenza 5275/2022

Due condizioni per provare l’interposizione fittizia del reddito d’impresa

L’accertamento del reddito d’impresa per interposizione necessita del requisito oggettivo della gestione uti dominus dell’impresa, vale a dire la prova che coinvolge le risorse finanziarie del soggetto interposto, anche attraverso presunzioni gravi, precise e concordanti. E del requisito soggettivo, vale a dire che il contribuente accertato sia l’effettivo possessore del reddito del soggetto interposto. Ciò perché l’accertamento dei redditi previsto dal terzo comma dell’articolo 37 del Dpr 600 del 1973 non distingue tra interposizione fittizia e interposizione reale, in cui non vi è accordo simulatorio tra le persone che prendono parte all’atto.

Cassazione, ordinanza 5276/2022

Svalutazione delle partecipazioni vincolate a patrimonio netto e acquisti

In assenza di un’espressa previsione normativa che individui il patrimonio netto su cui operare le rettifiche, ai fini della deduzione dalla base imponibile del reddito d’impresa della svalutazione della partecipazione in società non quotate, occorre sempre «omogeneizzare» il patrimonio netto iniziale e quello finale oggetto di confronto in base al comma 5, ultima parte, dell’articolo 61 del Tuir. In tal caso, si deve decrementare il patrimonio netto finale di un importo pari all’ammontare dei versamenti e delle eventuali remissioni di debito effettuate dai soci a copertura delle perdite. In aggiunta, se la partecipazione del socio è pure la risultante di acquisti succedutesi in diversi esercizi, si deve coordinare l’«omogeneizzazione» del patrimonio netto con la cosiddetta «stratificazione» degli acquisti, già prevista dal comma 3 dell’articolo 59 del Tuir ante riforma. In tal caso, le partecipazioni in una determinata società devono essere suddivise in strati corrispondenti ai periodi d’imposta in cui sono state progressivamente acquistate per procedere così alla rilevazione della flessione patrimoniale subita dalla partecipata.

Cassazione, sentenza 5502/2022

Il responsabile dell’accertamento è anche responsabile del titolo esecutivo

Per la regolarità dell’atto «impo-esattivo», cioè di un atto che sia contemporaneamente atto di accertamento – perché contiene l’obbligo di pagamento di oneri tributari – ed atto della riscossione - perché ha la funzione di titolo esecutivo - è sufficiente l’indicazione del solo responsabile del procedimento di accertamento. Tale nominativo indica infatti il responsabile della procedura complessiva e quindi non è più necessario che sia indicato anche quello del procedimento esecutivo, che risulta assorbito dal primo.

Cassazione, sentenza 5517/2022