Professione

I professionisti: «Prevale la modalità ibrida»

Come si sono organizzati piccoli e grandi studi per regolamentare il rientro in ufficio

di Ivan Cimmarusti e Valeria Uva

Il lavoro da remoto in modalità emergenziale lascia un’eredità. Nel generale rientro di avvocati, commercialisti e notai alle normali attività in presenza, si sta avviando una riflessione sul futuro delle professioni: la pandemia, infatti, ha innescato una mutazione del modo di lavorare, che difficilmente potrà essere del tutto accantonata con l’auspicata fine della crisi.

Un aspetto che emerge dalla posizione dei professionisti ascoltati, ai quali è stato chiesto di tirare le somme sull’organizzazione lavorativa attuale, provando a guardare oltre la fase emergenziale, comunque prorogata al 31 marzo prossimo.

Anche nei casi di organizzazioni più complesse, come le grandi società di consulenza, lo smart working nei teami non può mai essere totale. Stefania Radoccia, managing partner di EY, parla di una modalità sostanzialmente ibrida: «Il lavoro in team, anche in presenza, è un elemento importante per alimentare creatività e senso di appartenenza. La presenza fisica rimane quindi per noi un elemento da bilanciare con l’attività lavorativa virtuale. Il giusto bilanciamento dipende dalla natura delle attività che si svolgono».

Nell’ottica di una futura evoluzione del lavoro agile parla Monica Ferramosca, manager dello studio Torta, 56 professionisti in varie sedi: «Il focus che ha caratterizzato il rientro si è incentrato per noi su come migliorare l’efficienza delle procedure nate in fase emergenziale che, essendosi rivelate efficaci, intendiamo mantenere adattandole a una modalità di lavoro ibrida che abbiamo scelto di sperimentare nel periodo compreso tra ottobre 2021 e giugno 2022. Se il test restituirà esito positivo, diventerà una modalità di lavoro permanente che non è escluso possa un giorno evolvere verso lo smart working vero e proprio, basato quindi non sull’orario di lavoro, ma su micro obiettivi».

Organizzazione molto flessibile per lo studio Nunziante Magrone dove, di fatto, tutti i professionisti sono rientrati (anche per facilitare gli scambi) ma per esigenze personali possono scegliere informalmente alcuni giorni in cui lavorare da fuori.

Secondo Francesco Matrone, managing partner di SM&A Commercialisti associati, la crisi pandemica ha innescato una mutazione delle modalità di lavoro. «Il Covid ha portato almeno un vantaggio – spiega - cambiando il modo di lavorare. Prima gli incontri di persona erano la norma, mentre l’eccezione era l’uso delle video conferenze che oggi hanno raggiunto tutti, anche chi era meno avvezzo a questa tecnologia». Inoltre, Matrone aggiunge che «questa nuova modalità di lavoro ha accresciuto, necessariamente, l’attenzione verso la cybersecurity per proteggere dati sensibili dello studio e dei clienti».

Maggiore flessibilità, ma di fatto tutti in presenza “per scelta” anche in Lipani Catricalà che sul tema ha realizzato un sondaggio anche per i professionisti: «Tutti hanno espresso il desiderio di tornare in studio - commenta il managing partner Damiano Lipani - spesso per difficoltà organizzative nel lavoro da casa, Avere tuttti i colleghi in studio per noi è importante perché lavoriamo in team».

Negli studi notarili, invece, «la digitalizzazione ha conosciuto una forte accelerazione» dall’inizio della pandemia, spiega il notaio Giovannella Condò, di Milano notai. La categoria sta sperimentando diverse forme di organizzazione flessibile del lavoro: «Con la legislazione emergenziale - aggiunge Condò - possiamo assistere alle assemblee societarie in videoconferenza.  Modalità che si potrà riconfermare al termine dell’emergenza introducendo apposite clausole statutarie». Mentre è già a regime da pochi giorni la possibilità per il notaio di costituire online le srl.

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