Professione

E-fattura, una miniera di big data

di Valeria Uva

Prezzi, sconti, quantità, colori, preferenze, e scorte: con l’arrivo della fattura elettronica obbligatoria, prima per carburanti e subappaltatori della Pa, e poi per tutto il B2B anche i professionisti fiscali possono entrare nell’era dei big data.

Avranno a disposizione infatti una massa di informazioni preziose: oltre alla politica dei prezzi e degli sconti praticati o ricevuti dai propri clienti  potranno tenere sotto controllo le vendite, monitorare gli articoli più gettonati, le scorte di magazzino. Tutti dati rielaborabili che consentiranno se ben utilizzati (e protetti) di fornire ai clienti nuovi servizi in tema di controllo di gestione e auditing, ad esempio, tutto in tempo reale e non più a scadenze mensili o trimestrali.

«L’illusione che la fattura elettronica farà aumentare i carichi di lavoro dei professionisti durerà poco - prevede Claudio Rorato direttore dell’Osservatorio sul tema del Politecnico di Milano - in breve tempo spariranno vari registri e dunque il lavoro diminuirà, ma i professionisti potranno presidiare tutto il flusso contabile». I nuovi «big data» potrebbero segnalare, ad esempio, prezzi di vendita o di acquisto non allineati con il mercato, documentare il merito creditizio o aiutare l’elaborazione di business plan».

LE CINQUE REGOLE D’ORO

Robert Braga, commercialista “digitale” e formatore (nonché componente del forum sulla fattura elettronica delle Entrate) sintetizza il passaggio epocale con una battuta: «Possiamo smettere di fare gli scadenzometri e tornare a fare i consulenti». Ma questo è il futuro. A oggi, a 206 giorni dal 1° gennaio e a meno di 20 dallo step intermedio del 1° luglio, l’arrivo della e-fattura viene vissuto dalla maggior parte dei professionisti fiscali come l’ennesimo tortuoso (e costoso) adempimento, complice anche la memoria ancora viva delle fatiche anche economiche sostenute per adeguarsi allo spesometro (peraltro pensionato proprio dalla fattura elettronica). I  conti li ha fatti il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti:  oltre il 90% dei 118 mila iscritti all’Albo svolge attività contabile e fiscale di base; l’80% di loro, in particolare, trae la maggior parte del fatturato proprio da questa attività. A questi vanno aggiunti un numero significativo di consulenti aziendali e tributaristi, anch’essi abilitati alla tenuta della contabilità. In molti sperano in una proroga. Non un rinvio secco, ma «un’introduzione graduale, che tenga conto ad esempio di soglie dimensionali e che consente anche alle imprese di avviare sperimentazioni progressive» è la proposta che Massimo Miani, presidente del Consiglio nazionale commercialisti vuole rilanciare anche al nuovo Governo «pensando soprattutto agli studi più piccoli e alle piccole imprese, alcune ancora senza mail».

Guarda caso, il mercato dei gestionali non è effervescente. Racconta il presidente di Assosoftware (170 società specializzate), Bonfiglio Mariotti: «Registriamo interesse, sì ma non c’è ancora il boom delle vendite».

Proroga o no, comunque i professionisti già alle prese con il crescente fai-da-te della precompilata ora devono scongiurare il rischio di vedersi “scavalcati” anche dalla e-fattura. Il mantra, tra convegni, spot e dimostrazioni è sempre lo stesso: per sopravvivere occorre trasformare quest’obbligo in una opportunità.

Gli strumenti

Il Cndcec ha messo a punto un documento in cui delinea un modello organizzativo pensato per assistere le imprese in contabilità semplificata (1,5 milioni di clienti dei commercialisti). «Questi colleghi traggono fino all’80% del fatturato dalle piccole aziende – spiega Maurizio Grosso, consigliere Cndcec con delega all’innovazione - abbiamo elaborato un modello di gestione per traghettarli dall’analogico al digitale». Il documento mette in fila i principali passaggi per gestire in digitale tutto il ciclo attivo e passivo di fatturazione, sottolineando in particolare i vantaggi di tagliare le fasi di data entry. In più, il Consiglio nazionale sta preparando una piattaforma per emettere e ricevere le e-fatture da offrire gratuitamente agli iscritti . Ancot, invece, una delle associazioni dei consulenti tributari, ha presentato nei giorni scorsi una piattaforma (Lisa) che consente di gestire il ciclo attivo e passivo anche da smartphone . «Il socio pagherà in base al numero di account richiesti e non a fattura» spiega il presidente di Ancot service, Celestino Bottoni ad un prezzo definito «concorrenziale».

Di soluzioni naturalmente il mercato ne offre per tutte le tasche: dal kit di base, l’app gratuita delle Entrate e l’applicativo di Infocamere, fino ai prodotti di alta gamma . Le offerte sul mercato si basano su “pacchetti” di fatture con un costo medio di 0,4-0,5 centesimi l’una. Assosoftware ha elaborato un gestionale con uno standard “arricchito” che contiene più dati di quelli obbligatori e consente di importare in automatico la fattura nella prima nota. A richiesta si può avere un hub di trasmissione integrato con il servizio di interscambio con modalità tecnologiche potenti per invii massivi (e chat in tempo reale con i clienti).

Prodotti «top»per i grandi studi e per chi è disposto a investire parecchio. Ma sul «business» generato da questo adempimento l’associazione delle software house non azzarda, per ora, previsioni . «Molte aziende stanno ancora rivedendo la politica dei prezzi – precisa Mariotti – perché le specifiche tecniche sono state definite da poco». Ed è di pochi giorni fa (si veda il Sole 24 ore del 7 giugno) l’annuncio che una eventuale trasmissione della fattura allo Sdi in lieve ritardo non incapperà in pesanti sanzioni.

LE CINQUE REGOLE D’ORO

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