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Dalle aliquote Irpef alle nuove detrazioni, parte il ricalcolo delle buste paga

La tassazione dei redditi da lavoro dipendente modificata dalla manovra 2022 impatta sui sostituti d’imposta

di Cristian Valsiglio

La legge di Bilancio 2022 (legge 234/2021) e il Dlgs 230/2021 modificheranno in modo sostanziale la tassazione dei redditi da lavoro dipendente.

La legge 234/2021, a decorrere dal 1° gennaio 2022, ha apportato profonde variazioni alla tassazione dei redditi da lavoro dipendente, diminuendo la pressione fiscale tramite:

1) la riduzione degli scaglioni di reddito ex articolo 11 del Tuir da 5 a 4;

2) la rimodulazione delle aliquote a scaglioni di reddito;

3) la ridefinizione delle detrazioni di produzione reddito ex articolo 13 del Tuir;

4) la rimodulazione del trattamento integrativo e l’abrogazione dell’ulteriore detrazione.

Gli impatti sono particolarmente rilevanti.

In merito ai primi due punti, il quadro fiscale della tassazione del reddito complessivo ai fini della determinazione dell’imposta lorda delle persone fisiche (Irpef) è strutturato con aliquote progressive secondo il seguente modello:

da 0,00 a 15mila euro: aliquota del 23%

da 15.000,01 a 28mila euro: aliquota del 25%

da 28.000,01 a 50mila euro: aliquota del 35%

da 50.000,01: aliquota del 43%

In merito alla determinazione delle detrazioni di produzione reddito, la legge 234 apporta sostanziali modifiche alzando, in linea generale, le detrazioni di produzione reddito secondo le seguenti regole:

fino a 15mila euro: 1.880 euro. In ogni caso, l’ammontare della detrazione effettivamente spettante, in presenza di almeno 1 giorno di lavoro, non può essere inferiore a euro 690 per i rapporti di lavoro a tempo indeterminato e a euro 1.380 per i rapporti a tempo determinato.

da 15.000,01 a 28mila euro: 1.910 euro, aumentata del prodotto tra 1.190 euro e l’importo corrispondente al rapporto tra 28mila euro, diminuito del reddito complessivo, e 13mila euro, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a 15mila euro ma non a 28mila euro.

da 28.000,01 a 50mila euro: 1.910 euro, se il reddito complessivo è superiore a 28mila euro ma non a 50mila euro; la detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 50mila euro, diminuito del reddito complessivo, e l’importo di 22mila euro.

Oltre i 50mila euro non spetta alcuna detrazione di produzione reddito mentre per i redditi tra i 25mila euro e i 35mila euro è prevista una maggiorazione di 65 euro.

È prevista l’abrogazione dell’ulteriore detrazione, mentre il trattamento integrativo spetta nella misura di 1.200 euro per redditi fino a 15mila euro.

L’importo del trattamento integrativo si riduce in caso di redditi superiori a 15mila euro e fino a 28mila euro a determinate condizioni. Per redditi fino a 28mila euro, infatti, il trattamento integrativo spetta a condizione che la somma di alcune detrazioni (es. familiari a carico, produzione reddito, interessi per mutui o prestiti, per spese sanitarie etc.) sia superiore all’imposta lorda. In questo caso il trattamento integrativo è determinato dalla differenza dei due valori nel limite massimo di 1.200 euro. Probabilmente il datore di lavoro, non essendo a conoscenza di tutte le detrazioni messe in gioco per ottenere il trattamento integrativo oltre i 15mila euro, non potrà provvedere autonomamente al riconoscimento in busta paga. Ma non è tutto.

Il Dlgs 230/2021 si appresta in modo dirompente ad intervenire sulle buste paga dei lavoratori dipendenti. Infatti, tale disposizione, a decorrere dal 1° marzo 2022, prevede l’assegno unico e universale per figli a carico che sarà liquidato direttamente dall’Inps previa presentazione di apposita domanda telematica da parte dei beneficiari con indicazione dell’Isee familiare e del numero dei figli a carico. Gli importi sono variabili a seconda del reddito Isee, del numero dei figli, della presenza di figli con disabilità e di alcune maggiorazioni riconosciute secondo i valori indicati in tabelle presenti nel decreto.

L’assegno unico sostituirà, tuttavia, sia l’Anf sia le detrazioni per figli a carico fino a 21 anni di età. Soffermandoci solo sugli impatti fiscali, il non riconoscimento delle detrazioni per figli a carico, determinerà sicuramente un aumento delle ritenute fiscali con diretti impatti negativi sul netto in busta paga del dipendente.


Questo articolo fa parte del Modulo24 Tuir del Gruppo 24 Ore.
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