Imposte

Commercialisti e riforma fiscale: stop all’Irap e più efficacia nella riscossione

Le proposte presentate nel corso del webinar organizzato dalla categoria con Ruffini e Cottarelli

di Federica Micardi

L’equità del sistema fiscale deve essere un principio base della riforma su cui il Governo sta lavorando, insieme alla semplificazione normativa e procedurale, anche per facilitare la lotta all’evasione.

L’appello per avere norme fiscali semplici e di facile applicazione e interpretazione arriva, tra gli altri, dal direttore dell’agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini nel corso del webinar «La ripartenza del Paese dopo l’emergenza: riforma fiscale e della giustizia tributaria, semplificazione e competitività», organizzato dal Consiglio nazionale dei commercialisti. «La maggior complessità delle leggi – spiega Ruffini - impatta sull’uguaglianza tra cittadini e – aggiunge - nella stratificazione delle norme ci si nasconde con molta facilità, e anche i controlli diventano più difficili. Se abbiamo accumulato in vent’anni oltre mille miliardi di euro non riscossi – prosegue il numero uno dell’agenzia delle Entrate - la mancata riscossione non è avvenuta per incapacità dei colleghi, bensì a causa di un difficile perimetro di norme che possano consentire tale attività».

Ruffini sottolinea anche la necessità di investire nell’apparato fiscale, dal 2012 ad oggi l’agenzia delle Entrate ha perso circa 8mila dipendenti. E auspica che questa riforma riconosca nel fisco un’infrastruttura, che ha bisogno di investimenti in risorse umane, tecnologiche, di formazione; «se questa struttura funziona bene - sottolinea - tutti ne traggono benefici».

Equità e semplificazione nel fisco sono esigenze che il Consiglio nazionale dei commercialisti ha sottolineato ieri nel corso dell’audizione presso la commissione di vigilanza sull’anagrafe tributaria e ha riportato nel Manifesto presentato ieri durante il webinar sulla riforma fiscale. Il Manifesto riporta otto priorità per una riforma complessiva che abbia l’obiettivo di creare un sistema certo ed giusto. Ci sono interventi puntuali come l’abrogazione dell’Irap e la sua sostituzione con un’addizionale o l’eliminazione del “doppio binario” per i redditi di impresa. In merito al sistema normativo si chiede l’istituzione del Codice tributario composto da tre libri (procedimenti, imposte e processo) e la costituzionalizzazione dello Statuto del contribuente. Le altre azioniurgenti sono: il ripristino dell’equità orizzontale e verticale dell’Irpef; un rapporto fisco-contribuenti più equilibrato; una giustizia tributaria più specializzata; una riscossione efficiente e meno costosa.

L’eccessiva tassazione del ceto medio è un aspetto chiave su cui i commercialisti chiedono di intervenire, «l’Italia è un Paese estremamente generoso nella tassazione dei grandi patrimoni ereditari e dei redditi bassi – racconta il presidente della categoria Massimo Miani -, con oltre 10 milioni di contribuenti Irpef su 40 milioni che sono a “Irpef zero”, mentre è un Paese estremamente feroce nella tassazione dei redditi medi e medio-alti». Miani spera che con la riforma «si abbia il coraggio di fare qualcosa, senza continuare a parlare soltanto di incrementi di no tax area e di eliminazioni di imposte di successione invece che di quello che serve per riequilibrare una situazione insostenibile a favore di quel ceto medio produttivo che non è interessato né alla prima, né alla seconda di quelle due modifiche».

Tra le priorità i commercialisti mettono anche il rilancio delle aggregazioni professionali attraverso la neutralità fiscale delle operazioni di riorganizzazione e la determinazione opzionale per cassa delle Stp di capitale. L’aggregazione professionale è un obiettivo importante per l’attuale Consiglio nazionale ma, spiega iMiani «Fino ad ora le norme fiscali, come la flat tax hanno, di fatto, spinto verso la “disaggregazione», eppure, aggiunge Miani «chi lavora in forma aggregata triplica i guadagni rispetto a chi ha studi individuali».

Nel corso del webinar sono state anche presentate le proposte di riforma dell'Irpef della Commissione guidata dall’economista Carlo Cottarelli, che in merito alla pressione fiscale italiana chiosa: «è un po’ troppo alta e mal distribuita a causa dell’elevata evasione che rimane una piaga del nostro Paese», dove ricorda Cottarelli, sfuggono al fisco a circa 130 miliardi di euro l’anno».

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