Professione

Cassa dottori commercialisti, aumenta la spesa per il welfare

Iscritti aumentati dell’1,3 per cento. Per ogni pensionato ci sono 8,2 attivi

di Federica Micardi

Cresce il numero di iscritti alla Cassa dei dottori commercialisti, che superano a fine 2020 le 70mila unità. È quanto emerge dall’ultimo Reputational Report pubblicato dalla Cnpadc. In particolare gli iscritti sono passati da 69.719 a 70.597 (più 1,3%); di contro il numero dei pensionati è cresciuto di 452 unità passando da 8.536 a 8.988. Nel 2020 le nuove iscrizioni sono state 2.090. Il rapporto tra iscritti e pensionati è di 8,2, cioè per ogni pensionato ci sono 8,2 professionisti in attività; il valore medio delle Casse privatizzate è di 3,4, mentre all’Inps è di 1,4.

Prosegue il processo di femminilizzazione della categoria, in media le donne rappresentano il 33% degli iscritti ma se si guarda alle new entry questa percentuale sale al 42 per cento. Resta ampio il divario tra i generi sul fronte dei guadagni: il reddito medio degli uomini nel 2020 (dichiarazioni 2019) è di 79.300 euro e delle donne 42.900 euro; la differenza è più marcata se si guarda il volume d’affari: 142.400 contro 70.400 euro; negli ultimi anni questa differenza si sta lentamente riducendo e anche nel 2020 si conferma la tendenza in crescita dei dati reddituali delle professioniste (dal 2011 al 2020 +16,3% per i redditi contro un +8,9% degli uomini, e per i volumi d'affari +16,6% delle donne contro un +9,9% degli uomini).

Nell’anno del Covid Cassa dottori ha aumentato i propri investimenti in welfare, dove la spesa è passata dai 15,6 milioni del 2019 ai 23,2 milioni nel 2020 (+ 48,7%); l’incremento rispetto al 2016 è 187,3%. In merito alle iniziative messe in campo per fronteggiare la pandemia sono stati 4.792 i contributi erogati nel 2020 agli iscritti in difficoltà, a cui vanno aggiunti gli 800 sinistri gestiti dalla polizza sanitaria Covid-19 (per un totale di 2,4 milioni). Per il presidente di Cnpadc Stefano Distilli «Anche alla luce dell’ultimo anno e mezzo l'incremento dei livelli di spesa assistenziale deve farci riflettere su come il welfare debba assumere un ruolo più centrale nelle iniziative messe in campo da enti come il nostro che devono essere sempre più in grado di supportare la crescita professionale e reddituale degli iscritti».

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