Professione

Il 6% dei commercialisti sotto procedimento disciplinare

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di Federica Micardi

In un anno e mezzo quasi il 6% dei commercialisti è finito sotto esame dagli organismi di disciplina di categoria, e un commercialista ogni dieci giorni è stato radiato dall’Albo. Due le principali cause: il mancato rispetto degli obblighi di formazione e il mancato pagamento delle quote di iscrizione sono le due motivazioni che coprono oltre l’85% dei procedimenti, motivi che comunque non hanno mai portato alla radiazione. «Quando hai una comunità di 120mila persone - spiega il presidente del Consiglio nazionale della categoria Massimo Miani - puoi trovare gente che non si comporta correttamente. E anche se è una netta minoranza rovina la reputazione di tutta la categoria, perché quanto di buono fanno i commercialisti non finisce sui giornali, a differenza di quanto accade con i fatti negativi». Per ovviare a questi comportamenti il Cndcec guidato da Miani ha rivisto il Codice disciplinare, fatto il Codice delle sanzioni - operativo dal 1° gennaio 2017 - e, sottolinea Miani, «adottato una linea rigorosa verso i comportamenti gravi». A dimostrare la crescente attenzione sulla “questione morale” ci sono i 5.926 procedimenti aperti dagli Ordini locali dal 2017 ad oggi. Nello stesso periodo sono state comminate 1.909 sospensioni, 529 censure e 48 radiazioni. Questi numeri emergono da un monitoraggio avviato in questi mesi dal Consiglio nazionale presso i 131 ordini locali (hanno risposto in 126); l’indagine è stata curata dai consiglieri nazionali responsabili per la deontologia professionale Giorgio Luchetta e Francesco Muraca.

Sono 118.333 gli iscritti all’Albo dei dottori commercialisti al 1° gennaio 2018, la percentuale di professionisti sottoposti a verifica nell’arco di un anno e mezzo è stata in media il 5%; questa percentuale sale al 5,8% se consideriamo solo i professionisti che svolgono la libera professione (poco più di 96mila), perché è su di loro che si focalizzano i controlli. Da quest’indagine emerge anche che sul territorio ci sono delle sostanziali differenze.

L’Ordine di Roma spicca per numero assoluto di procedimenti avviati, in tutto 1.238, circa il 12% degli iscritti totali (10.238); di questi, 1.181 sono partiti su iniziativa dell’organismo disciplinare. Il secondo Ordine per numero di iscritti, con 8.842 commercialisti attivi, è quello di Milano dove la percentuale di iscritti “osservati speciali” è dello 0,74%. L’Odcec di Milano, che ha avviato in 18 mesi 65 procedimenti a di cui 57 su segnalazione di terzi estranei alla professione, spiega così questi numeri: «Quando si rilevano mancati adempimenti formativi e/o ritardi di pagamento delle quote, visto il momento particolare che la categoria sta affrontando, prima di segnalare in disciplina il collega l’Ordine ha scelto come strategia di contattarlo personalmente per comprendere le cause di inadempimento. Se non si trova una soluzione si procede con la segnalazione all’organo disciplinare».

I numeri raccolti dal Cndcec sono una novità nel panorama nazionale dove, almeno fino ad ora, era estremamente complicato avere informazioni puntuali sui disciplinari.

«Ho sentito la necessità di perimetrare la situazione disciplinare - spiega il responsabile per la deontologia Giorgio Luchetta - perché ritengo che l’autorevolezza della mia categoria parta proprio dalle regole deontologiche che l’iscritto deve rispettare per onorare la tutela dell'interesse pubblico. Da tempo insieme al Consiglio stiamo continuando a lavorare per garantire l’alto livello anche etico dei nostri iscritti - prosegue Luchetta - siamo stati la prima professione a introdurre un Codice disciplinare e delle sanzioni condiviso con gli iscritti proprio perché convinti che la partecipazione anche su questa importante attività sia un modo di fare categoria e che, in questo frangente, la giustizia ordinistica sarà esercitata secondo criteri oggettivi. Per questo - conclude Luchetta - monitoriamo in modo puntuale, quanto accade sul territorio».

I numeri degli Organismi di disciplina

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