Imposte

Accise sulla benzina, caccia a 141 milioni entro il 30 novembre

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Per disinnescare il rincaro delle accise su benzina e gasolio dal 2019 servono subito 140,7 milioni da trovare entro il 30 novembre: data entro la quale l’agenzia delle Dogane, se non dovesse cambiare nulla nel frattempo, dovrà rideterminare l’aliquota in modo da recuperare, oltre alle risorse necessarie per il 2019, anche 146,4 milioni nel 2020 e 148,3 milioni dal 2021. Prima di tagliare il prelievo complessivo sul rifornimento di carburanti (oggi sul prezzo finale di un litro di benzina accise e Iva pesano per circa il 62%) come più volte annunciato, Governo e maggioranza dovranno prima di tutto evitare che aumenti con una corsa contro il tempo per individuare risorse a copertura e poi il provvedimento in cui andarle a inserire.

Un aumento che viene dal 2014 (si veda quanto anticipato dal Quotidiano del Fisco di ieri ), come ha ricordato la risposta letta dal sottosegretario al Mef Alessio Villarosa (M5S) in commissione Finanze alla Camera all’interrogazione presentata da Galeazzo Bignami (Forza Italia). In particolare il decreto competitività (Dl 91/2014) del Governo Renzi aveva previsto che fossero dal 2019 gli aumenti di accise sui carburanti a finanziare la maggiorazione al 40% dell’Ace (aiuto alla crescita economica) applicabile alle società che si quotano in Borsa e il credito d’imposta per abbattere l’Irap dovuta nel caso in cui la stessa agevolazione non fosse interamente utilizzabile per incapienza degli utili. Una mina vagante che ora rischia di esplodere proprio in pieno periodo di manovra. A maggior ragione se si pensava di intervenire abbassando le aliquote di accise. A tal proposito la risposta del ministero dell’Economia ha messo in chiaro almeno due questioni : le aliquote rideterminate devono comunque risultare superiori a quelle minime previste a livello comunitario dalla direttiva 2003/96/Ce; dalle «riduzioni deriverebbero ingenti minori entrate per l’erario, proporzionali direttamente all’entità delle riduzioni praticate e che potrebbero essere quantificate soltanto in sede di elaborazione di una puntuale proposta normativa». Come a dire che prima di mettere mano su questa materia ci sono i vincoli comunitari e di finanza pubblica da valutare attentamente. E ormai gli aumenti di aliquota effettuati negli anni per fronteggiare anche esigenze straordinarie (guerre, terremoti, alluvioni) si sono ormai cristallizzati ma, come precisato dal Mef, «il tributo è uno solo e la sua aliquota aumenta o diminuisce sulla base di espressa previsione di legge» e non sono ravvisabili «componenti dell’aliquota delle accise» riferibili a situazioni straordinarie ora cessate. Tanto per capire gli ordini di grandezza, l’accisa su prodotti energetici, derivati e oli minerali ha portato all’Erario 25,7 miliardi di euro nel 2017 e già 13,5 nei primi sette mesi dell’anno.

Intanto, nell’immediato futuro potrebbe esserci un intervento contenitivo sulle agevolazioni. Per recuperare risorse, nei tavoli della manovra si guarda ai Sad (Sussidi ambientali dannosi), che nel complesso valgono oltre 17 miliardi di euro, e in particolare alle accise agevolate sul diesel: da queste si potrebbero recuperare, secondo fonti del Governo, tra i 2 e 4 miliardi di euro. Un assaggio di tagli delle tax expenditures.

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