Professione

Consulenze aziendali agricole, dalle Regioni arrivano 311 milioni

di Rosanna Zari

Quattro bandi già aperti e molti altri in fase di attivazione nei prossimi mesi. La consulenza aziendale è uno dei pilastri della Pac (politica agricola comune), sia dell’attuale programmazione (2014-2020), in cui 19 Regioni avevano destinati 311 milioni di euro, sia di quella futura post 2020, tuttora in fase di definizione.

Rappresenta, quindi, una misura strategica per i piani di sviluppo rurale (Psr), che le Regioni stanno via via attivando, seppure con estremo ritardo rispetto ad altre misure, alcune delle quali promosse già dal 2015. Questo ritardo è giustificato dal fatto che si è reso necessario attendere le modifiche sostanziali della misura attraverso il cosiddetto regolamento «omnibus», che ha stabilito come anche le autorità di gestione dei Psr potranno beneficiare dei fondi previsti per i servizi di consulenza e decidere se prestare servizi autonomamente o se esternalizzarli attraverso procedure di selezione.

Questa seconda possibilità è di gran lunga quella più scelta dalle Regioni: si tratta di fornire un servizio capillare alle aziende agricole con personale qualificato ed appositamente formato, erogando la consulenza secondo specifiche tematiche definite come «ambiti di consulenza», che si concretizzano in prestazioni tecnico-professionali relative a problematiche aziendali specifiche, tra le quali c’è il miglioramento delle prestazioni economiche delle imprese e della sostenibilità ambientale. Ovviamente, il consulente deve dimostrare di possedere certificata esperienza in ciascuno degli ambiti in cui intende erogare il servizio.

Ad oggi sono aperti i bandi in quattro regioni: la Campania, che è oramai al secondo bando, l’Emilia Romagna, che attua una procedura a sportello con successivi bandi (si veda la tabella in pagina) ed infine Toscana e Veneto che sono alla prima apertura. Altre regioni hanno bandi in corso di pubblicazione, come ad esempio l’Umbria, mentre altre come la Valle d’Aosta non attiveranno la misura. Tutte le Regioni hanno attuato i bandi con scadenze, dotazioni finanziarie, contribuzione e modalità diverse.

I requisiti richiesti

Requisito fondamentale e comune a tutti è la costituzione dell’organismo di consulenza, di natura pubblica o privata, in base al Dm 3 febbraio 2016 del ministero delle Politiche agricole, l’unico che può operare tramite i propri consulenti ed a cui è destinato il contributo comunitario, mentre i beneficiari dei servizi sono invece gli imprenditori agricoli, gli allevatori e i silvicoltori.

La domanda

Le varie procedure attivate prevedono per tutti i bandi l’accesso ai sistemi informatici e la presentazione telematica della domanda anche tramite Pec, da presentarsi a cura dell’organismo allegando uno specifico progetto di consulenza che preveda: i servizi e gli ambiti di consulenza che si intende attivare, accompagnati dall’elenco dei professionisti e della loro specifica qualifica.

Il finanziamento consiste in un contributo a fondo perduto, variabile da regione a regione, ma che può coprire dal 60 all’80% della spesa fino ad un massimo di 1.500 euro per azienda e per anno (Regolamento Ue 1305/2013).

In generale, le procedure risultano piuttosto complesse e sono previsti sistemi di controllo e verifica dell’attività degli organismi che devono erogare una parte del servizio recandosi in azienda. Tutto ciò, spesso, è disincentivante soprattutto per i liberi professionisti che vedono la loro consueta attività sminuita dalla pesante burocrazia, ma del resto occorre tener presente come l’Ue conti molto sulla consulenza aziendale, nell’ambito del più ampio sistema dell’innovazione e della conoscenza meglio noto come Akis (dall’inglese Agricultural knowledge and innovation system).

Ricerca e contributi

Su questo argomento Stefano Ciliberti, ricercatore presso l’università di Perugia non ha dubbi: «Akis è una parola della quale sentiremo sempre più frequentemente parlare. Il raggiungimento degli obiettivi che la Commissione si propone per il settore agricolo passa dal triangolo composto da ricerca, divulgazione e formazione». Interessato all’argomento è ovviamente il Conaf ( Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali), il cui consigliere Gian Luca Carraro precisa: «Vigileremo sui vari bandi affinché le competenze dei nostri iscritti siano rispettate».

È quindi fondamentale per i consulenti e per le imprese operanti nel settore agricolo, alimentare e forestale , approcciarsi fin da ora a questi modelli, che diventeranno, fondamentali per l’accesso ai contributi che l’Ue metterà a disposizione, sempre ammesso che le attuali proposte, già pubblicate ( www.reterurale.it), siano confermate dal nuovo Parlamento e dalla nuova Commissione . Sui siti delle diverse Regioni sono comunque disponibili le informazioni sui bandi aperti.

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