Adempimenti

Acconti Irpef, con la crisi il previsionale è una scelta quasi obbligata

Il flusso reddituale annuo può ormai essere valutato con una certa precisione

di Gianluca Dan e Gian Paolo Ranocchi

In vista del 30 novembre, prossima scadenza della seconda rata degli acconti 2020, si rende necessario decidere come procedere nella scelta tra il metodo storico e quello previsionale.
Nulla cambia per il versamento degli acconti con il metodo storico, che prende come base di misurazione le imposte dovute per il periodo d’imposta precedente. E quindi assume implicitamente che il reddito 2020 sarà pari o superiore a quello 2019.

Con il metodo previsionale, invece, il contribuente può ritarare gli acconti dovuti sulla base delle imposte che prevede incideranno sui redditi 2020, laddove inferiori rispetto a quelli del 2019. In relazione a questo sistema, l’articolo 20 del Dl 23/2020 stabilisce una regola nuova, consentendo un margine di tolleranza (senza applicazione di sanzioni e interessi) pari al 20%, in caso di scostamento dell’importo versato a titolo di acconto, rispetto a quello dovuto sulla base delle risultanze definitive della dichiarazione dei redditi e dell’Irap.

Si tratta, peraltro, di una riduzione temporanea applicabile ai soli acconti dovuti per il periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2019. La disposizione riguarda non solo gli acconti Irpef, Ires e Irap; ma anche quelli relativi all’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e dell’Irap dovuta dai contribuenti che si avvalgono di forme di determinazione del reddito con criteri forfettari, la cedolare secca sul canone di locazione, l’imposta dovuta sul valore degli immobili situati all’estero (Ivie) o sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero (Ivafe) - circolare 9/E/2020.

I nodi del previsionale

Quest’anno la principale partita sugli acconti 2020 si giocherà proprio sul regime previsionale, considerato che il disastroso andamento dell’economia nella prima parte del 2020 e le pessime prospettive che caratterizzano gli ultimi mesi dell’anno indurranno molti contribuenti a scegliere di ridurre o azzerare gli acconti versati rispetto al dato che scaturisce dall’applicazione del metodo storico.

Nel processo di rideterminazione degli acconti con il metodo previsionale occorre però considerare alcuni aspetti.
In primis, ovviamente, l’andamento del flusso reddituale 2020 che a novembre può ormai essere stimato con una certa precisione. Questo punto riguarda principalmente le partite Iva (imprese o professionisti che siano) con effetti a catena in presenza di soggetti “trasparenti”, per i quali il minor reddito si riflette anche su coloro che recepiscono pro quota il reddito del soggetto partecipato per la tassazione diretta.

Un secondo aspetto che rileva quest’anno nell’approccio al previsionale è, come già accennato, quello relativo al margine di tolleranza del 20% tra acconti versati e imposte effettivamente dovute. In pratica, non è richiesta una previsione assolutamente puntuale se si vogliono evitare le sanzioni inerenti all’insufficiente versamento dell’acconto.

Infine, nel calcolo occorrerà tenere conto di quanto si è già versato come prima rata di acconto 2020. Solitamente, infatti, nel dubbio si sceglie di provvedere al versamento pieno con il metodo storico della prima rata di acconto, salvo poi intervenire sulla seconda con l’eventuale riduzione o azzeramento, una volta che si è avuto modo di analizzare l’effettivo andamento dell’attività nell’anno.

Scelta quasi obbligata

Nel 2020, purtroppo, per la grande maggioranza delle partite Iva le cose non sono certo andate bene, a causa della pandemia, e l’auspicata ripresa di fine anno non c’è stata, né ci sarà. Anzi, semmai è verosimile il contrario: le prossime settimane produrranno altre perdite.

Quindi, con queste premesse, è facile prevedere un ampio e giustificato ricorso al previsionale con una falcidia generalizzata della seconda rata di acconto 2020. In questo contesto, nel caso in cui il contribuente versasse un acconto insufficiente, resterebbe comunque la possibilità di regolarizzare l’errore ricorrendo al ravvedimento operoso, con abbattimenti delle sanzioni che in relazione ai ritardati versamenti possono essere particolarmente consistenti. Soprattutto per coloro che possono legittimamente differire il versamento ad aprile del prossimo anno.

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