Adempimenti

Amministratori di condominio, ultima chiamata per i dati alle Entrate per evitare le sanzioni

Dubbi sul campo in cui dichiarare se il condomino ha ceduto o meno il credito. L’amministratore paga 33 euro a comunicazione se fatta entro il 15 maggio

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di Andrea Cartosio e Francesco Veroi

Scade mercoledì 16 marzo il termine per la comunicazione alle Entrate relative ai lavori svolti in condominio nel 2021, da parte degli amministratori.

Benché vi sia l’obbligo da parte dei condòmini di informare «tempestivamente» l’amministratore dell’intenzione di cedere il proprio credito fiscale a un soggetto terzo, anche con lo sconto in fattura, l’allungamento al 29 aprile della relativa comunicazione per il 2021 ha fatto sì che numerosi accordi di trasferimento del credito di imposta risultino essere ancora in itinere. L’amministratore è quindi ormai quasi sempre certo di non avere tutti i dati per l’Agenzia.

I dubbi riguardano soprattutto il campo dove dichiarare se il contribuente cede o meno il credito. Se le informazioni in possesso dell’Agenzia delle Entrate sono incomplete o incongruenti, non saranno inserite direttamente nella dichiarazione precompilata e saranno esposte in un “prospetto separato” per consentire al contribuente di verificarle.

Cosa accadrebbe quindi se venisse ravvisato un errore nei dati trasmessi all’Agenzia o fosse omessa o inviata tardivamente la comunicazione alle Entrate? In questi casi scatta la sanzione di 100 euro per ogni comunicazione, nella misura massima di 50mila euro. Tuttavia, nei soli casi di errata comunicazione dei dati, la sanzione non si applica se la trasmissione corretta è effettuata entro i cinque giorni successivi alla scadenza, o, in caso di segnalazione da parte delle Entrate, entro i cinque giorni successivi alla segnalazione stessa.

La sanzione è ridotta a un terzo, cioè 33,33 euro, con un massimo di 20mila euro, se le comunicazioni sono correttamente trasmesse entro 60 giorni dalla scadenza (15 maggio 2022). Un importo che può quindi essere inserito nel rendiconto e, nel caso remoto che qualche assemblea si rifiuti di approvarlo, non rappresenta un onere insopportabile (per quanto ingiusto).

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